Le voci delle sopravvissute alla violenza sessuale nella Repubblica Centrafricana
20 ottobre 2015
Raccolte in una ricerca sponsorizzata dalla Società missionaria battista (Bms)
«Far udire le nostre voci» è il titolo della ricerca che affronta il tema della violenza sessuale e di genere (Sgbv) compiute nella Repubblica Centrafricana (Rca). La ricerca, realizzata nei mesi di aprile e maggio 2015, è stata sponsorizzata dalla World Mission della Società missionaria battista (Bms) e da «Tearfund», membro di We will speak out, una coalizione globale di Ong religiose, chiese e organizzazioni laiche, impegnate nella lotta contro la violenza sessuale nel mondo.
Scopo della ricerca è di raccogliere le esperienze e i bisogni delle sopravvissute alla violenza sessuale, formulando nel processo di guarigione anche delle risposte a livello politico.
Lo studio mappa l’esperienza e le priorità delle sopravvissute provenienti da 6 aree geografiche concentrate nella capitale Bangui e nel distretto di Begoua. Hanno partecipato alla ricerca 151 donne (tutte al di sopra dei 18 anni), provenienti da contesti sociali e religiosi differenti (24% musulmane; 76% cristiane di differente denominazione).
«Lo studio ha raccolto le testimonianze di queste donne coraggiose che sono state orribilmente degradate a causa della guerra nella Repubblica Centrafricana» ha affermato Steve Sanderson, responsabile per la Bms. «La ricerca sfida la comunità internazionale a fare la propria parte nell’aiutare le sopravvissute alla violenza sessuale e di genere della Rca a ricostruire le loro vite».
Le milizie cristiana anti-Balaka e i ribelli musulmani Seleka sono stati entrambi responsabili delle atrocità compiute durante il recente conflitto: migliaia di cristiani e musulmani sono stati uccisi e centinaia di migliaia sfollati dalle loro case. Nonostante il cessate il fuoco, il conflitto continua ancora oggi e a pagare il prezzo più alto di questa guerra sono le donne.
La brutalità della violenza sessuale descritta dalle superstiti che hanno partecipato a questa ricerca è straziante. Quasi tutte le donne hanno parlato della violenza sessuale in termini di arma utilizzata nel conflitto armato nella Rca. Il livello di violenza descritto è estremo: le sopravvissute hanno raccontato di violenti stupri di gruppo e atti di sodomia compiuti da uomini armati, spesso in pubblico, davanti a testimoni, e spesso accompagnati da altre violenze, compreso l’omicidio dei membri della propria famiglia.
Tutte le donne hanno parlato per esperienza personale diretta, che dà un’indicazione della portata diffusa di tali reati. Accanto ad esempi di stupro, usato come arma di guerra, c’è anche la violenza domestica e l’abbandono da parte di mariti e familiari delle vittime di stupro.
Data la delicatezza della materia, la ricerca è stata effettuata da un team di 12 donne, cristiane e musulmane, preparate dal punto di vista psicologico, medico, etico, e conoscitrici della cultura e dei costumi locali. Attraverso gruppi di discussione e di supporto e interviste singole, il team ha raccolto le testimonianze delle intervistate a cui è stato garantito l’anonimato.
Oltre a mettere in evidenza le storie brutali delle sopravvissute il rapporto sottolinea le modalità con le quali le donne hanno provato a superare la violenza subita, e il ruolo che le comunità di fede possono svolgere in loro sostegno.
Nonostante queste donne abbiano sperimentato orribili brutalità, sono riuscite a condividere le loro speranze di guarigione e la visione di un futuro migliore. «È difficile parlare di queste esperienze, perché sono vergognose e ti disumanizzano», dice una donna di Begoua, «abbiamo bisogno di molte preghiere».
Il rapporto dimostra che, per sopravvivere, le donne hanno bisogno di sostegno legale, psicosociale, finanziario, medico, e di un sistema giudiziario migliore. I risultati del rapporto «Fare sentire la nostra voce», sono stati resi pubblici il 9-11 settembre 2015 nel corso di un workshop che ha visto la partecipazione di leader religiosi, ministri di governo, agenzie delle Nazioni Unite, e altri rappresentanti locali e nazionali, riuniti insieme per discutere le risposte alla violenza sessuale nel conflitto della Rca.
«La pubblicazione del rapporto ha raccolto ampio sostegno da parte dei responsabili locali», ha detto Steve Sanderson. «Prevediamo di portare il rapporto in visione ai governi inglese e francese al fine di influenzare la politica sulla giustizia transizionale, la costruzione della pace e la protezione in Africa centrale».
Il rapporto «Far udire la nostra voce» è scaricabile online in lingua inglese al seguente indirizzo.
Fonte: Bms