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Mostri di ieri che diventano eroi di oggi

Il caso Sodastream in Israele mostra quanto i giudizi siano spesso parziali e dettati da preconcetti

Mostri di ieri che diventano eroi di oggi. Cattivi che si redimono. Buoni che in realtà mostrano un volto inatteso. Storie insomma, che insegnano come guardare tutto ad un solo punto di vista sia terribilmente rassicurante, ma assai parziale come dice Francis Scott Fitzgerald ne “Il grande Gatsby”.

Sodastream è un’azienda, colosso israeliano, produttrice delle macchinette per la creazione dell’acqua gassata fai da te, ritornata in questi giorni sulle pagine dei giornali per le dichiarazioni espresse dall’amministratore delegato del gruppo, l’ebreo Daniel Birnbaum , che si è detto pronto ad assumere mille rifugiati siriani per lo stabilimento della città di Rahat, nel sud del Paese, non lontano dal confine cisgiordano, luogo di transito dei migranti in questi mesi.

Gesto nobile, che nonostante l’elevato numero di operai che l’imprenditore è disposto ad assumere rappresenta comunque una goccia nel mare in nazioni che stanno in prima battuta affrontando un esodo inimmaginabile di centinaia e centinaia di migliaia di uomini. Ma nonostante questo, lo slancio solidale non ha esentato Birnbaum da critiche di chi vede in questa azione un’opera di ripulitura dell’ immagine pubblica del marchio, dopo le pesanti critiche e i relativi boicottaggi da parte di vari Stati attuati lo scorso anno, una volta appresa la notizia della creazione di una filiale in uno dei più grandi insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi, in Cisgiordania, a Mishor Adumim. Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia oltre a organizzazioni non governative di rilevanza mondiale come Oxfam hanno ritirato tutti gli ordini in conseguenza alle informazioni apprese sul sito dello stabilimento, sebbene almeno la metà degli assunti siano cittadini palestinesi, che lavorano fianco a fianco con gli israeliani, in un plastico esempio di convivenza che vale più di molte parole.

Ma Birnbaum non trova pace nemmeno in casa perché dovrà motivare molto bene il progetto al premier Benjamin Netanyahu che ha appena annunciato alla Knesset la costruzione di un muro di trenta chilometri al confine con la Giordania per «impedire che Israele sia travolto da un’ondata di rifugiati clandestini e attivisti terroristi» . Questo in risposta all’appello del leader dell’opposizione che aveva chiesto che anche Israele si facesse carico di un programma di accoglienza di tanti disperati in fuga. 240 km di barriera sono già il sigillo meridionale del Paese, al confine con l’Egitto, altri muri si elevano sulle alture del Golan al confine siriano e già in Cisgiordania. E ora la Giordania per proseguire l’isolamento nell’illusione di costruire un guscio ermetico.

Muri contro propositi di accoglienza. Nemici di ieri che diventano eroi di oggi. Nella scacchiera medio orientale le carte si mischiano e nella confusione, nella mancanza di umanità, sempre prevale l’indifferenza e la pancia rispetto al dialogo e al cervello.

Foto via Pixabay

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