In Iraq minoranze religiose continuano a scomparire nel silenzio generale
10 settembre 2015
Mentre a Parigi si sta svolgendo la conferenza per tutelare le vittime di violenze in Medio Oriente due popoli stanno vivendo una diaspora senza testimoni
Le terribili persecuzioni del cosiddetto Stato Islamico hanno fatto conoscere al mondo la tragedia degli Yazidi, presenza fino a quel momento discreta nel panorama internazionale. Ma ad oltre un anno dalla presa della piana di Ninive vi sono altre due minoranze irachene che stanno scomparendo nel silenzio generale: i Kakai e i Mandei, presenze religiose antichissime, trait d’union di fedi, culture e popoli. Ora che si sta svolgendo a Parigi la conferenza internazionale sulle sorti delle vittime delle violenze etniche e religiose in Medio Oriente, è urgente tenere bene a mente anche le loro sorti e attuare quindi un piano di azione specifico.
I Kakai, ultimi eredi della tradizione manichea, noti anche come Yarsanisti, sono stati costretti alla fuga, come i cristiani e gli yazidi in seguito alle prese dei loro villaggi da parte delle truppe fondamentaliste. Oltre ventimila, circa il venti per cento dell’intera comunità, si trovano oggi rifugiati a Erbil e a Kirkuk. Il mausoleo di Sayed Hayas, luogo sacro di questa comunità abituata nei secoli a mimetizzarsi per non subire violenze, è stato distrutto dalla follia iconoclasta dell’Is nei mesi scorsi.
I Mandei, unica comunità gnostica esistente al giorno d’oggi al mondo, non hanno subito dirette azioni repressive, ma il panico globale esploso nella zona ha accresciuto la loro dispersione, riducendoli a pochissimi migliaia, circa cinquemila, oggi in Iraq, mentre nel 2003 erano ancora quarantacinquemila. Entrambi i gruppi accettano matrimoni solo all’interno della propria comunità ed entrambi hanno la propria società divisa per classi. Situazioni queste che presuppongono un clima di pace per permetter loro di raggrupparsi e formare un sistemo congeniale.
La comunità internazionale deve sforzarsi di attuare un approccio globale e onnicomprensivo al tema delle tutele delle minoranze etniche e religiose, perchè simili periodi prolungati di violenze rischiano di far scomparire tradizioni e culture millenarie.