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Brescia a 41 anni da Piazza della Loggia

Commentiamo la notizia dell'ultima sentenza con la pastora Anne Zell, della chiesa valdese di Brescia

Sono passati 41 anni dalla strage in Piazza della Loggia a Brescia. Dopo anni di sentenze e appelli, il 22 luglio 2015 la Corte d'Assise di Milano ha condannato all'ergastolo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ritenuti responsabili dell'esplosione che uccise 8 persone e ne ferì 102 durante una manifestazione antifascista. A distanza di tempo, quei fatti toccano ancora gli abitanti della città: ne parliamo con Anne Zell, pastora della città.

Cosa pensa della notizia?

«Sicuramente l’attentato di Piazza della Loggia è una ferita ancora aperta per Brescia. Si percepisce in diversi momenti, negli anniversari o quando le scuole si ritrovano per ricordare le vittime. Quello che colpisce è che dopo 41 anni sia stato possibile condannare i veri mandanti, anche se Maggi, che ha più di 80 anni non andrà mai in prigione. Conosciamo alcuni parenti delle persone coinvolte e sappiamo che per le famiglie è importante che finalmente sia stata riconosciuta la responsabilità di quel dramma».

Un momento importante per l'Italia: lo è anche per la città?

«Si, per esempio le scuole sono molto coinvolte, così come la cittadinanza attraverso diversi momenti: il ricordo della strage rimane un monito e un occasione per stringersi tutti insieme e manifestare per la democrazia e la giustizia, per una città vivibile dove si condividono gli spazi e dove ci si confronta democraticamente. Sono a Brescia da sei anni e ho sempre partecipato a queste manifestazioni, così come altre persone della comunità, proprio per sottolineare come non bisogna smettere di chiedere giustizia e trovare i veri colpevoli».

La comunità di Brescia sembra particolarmente attenta ai temi di intolleranza: è così?

«A Brescia sono nati altri movimenti di destra che sostengono delle posizioni di intolleranza e discriminazione verso, per esempio, le nuove famiglie. Ma occorre fare le dovute distinzioni, in quel caso non si parla di terrorismo e violenza. Occorre dire però che all'inizio ci sono sempre di parole di intolleranza con manifestazioni che vogliono negare i diritti alle persone che non rientrano in determinati schemi: a Brescia ci sono le sentinelle in piedi, sostenute da patria nostra, forza nuova e altri movimenti di estrema destra. Come comunità ci siamo sempre apertamente schierati contro queste manifestazioni di intolleranza».

Anche a livello ecumenico, la discussione va avanti da anni, giusto?

«Si, sui temi dei diritti, con l’attenzione particolare alla composizione della comunità, che è multiculturale e interculturale. Anche al nostro interno infatti i dibattiti sono lunghi. Ma la visibilità della comunità è grande, ci interpellano su questi temi, soprattutto sulla discussione sulle coppie di fatto e le nuove famiglie.

La comunità potrebbe essere un laboratorio per la città contro l’intolleranza?

«Si, soprattutto nell’esercitarsi in un modo di convivenza, di discussione e di confronto democratico. Questo è un contributo che le nostre chiese sono chiamate a dare, per non arrivare alle situazioni in cui l’intolleranza si trasforma in violenza».

Foto: "Strage della Loggia esplosione" di ignoto - http://www.corriere.it/foto-gallery/cronache/14_maggio_26/fotogallery-brescia-40-anni-fa-strage-piazza-loggia-69884d7a-e4ef-11e3-8e3e-8f5de4ddd12f.shtml. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikipedia.