Usa. La Chiesa episcopale respinge una risoluzione di disinvestimento contro Israele
09 luglio 2015
Il rifiuto arriva a pochi giorni dall’approvazione di una risoluzione simile da parte della Chiesa Unita di Cristo
La Chiesa episcopale, riunita nella sua 78° Convention generale a Salt Lake City, ha respinto giovedì 2 luglio scorso - a stragrande maggioranza - una mozione che chiedeva il disinvestimento dalle società che traggono profitto dalla occupazione israeliana dei territori palestinesi, e il boicottaggio dei prodotti provenienti dagli insediamenti in Cisgiordania.
Il rifiuto arriva due giorni dopo l’approvazione – con una maggioranza schiacciante – di una risoluzione simile da parte della Chiesa Unita di Cristo, riunita nella sua seduta sinodale a Cleveland (Ohio), e un anno dopo che la Chiesa Presbiteriana (Usa) ha votato per disinvestire da tre aziende che fanno affari con l’esercito di Israele (cfr. Il Sinodo generale della Chiesa Unita di Cristo approva il boicottaggio e il disinvestimento contro Israele).
L’American Jewish Committee (Ajc), presente alla Convention episcopale in qualità di osservatore, ha accolto con favore il rifiuto, affermando che il Movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) non contribuisce a far avanzare il cammino di pace. «L’Ajc promuove da tempo colloqui diretti tra israeliani e palestinesi che mirano a una soluzione che prevede due stati e, in questo spirito, accoglie i partner interreligiosi che realmente sostengono la pace tra israeliani e palestinesi», si legge in un comunicato.
Anche la Chiesa mennonita degli Stati Uniti, riunita il 3 luglio a Kansas City, Missouri, ha rimandato al 2017 l’esame di una risoluzione sul disinvestimento contro Israele.
La prudenza di alcune chiese americane va letta alla luce dell’accusa che il governo israeliano lancia al movimento Bds di essere antisemita e di delegittimare di Israele, principale alleato degli Stati Uniti.