Un appello sul clima dai leader religiosi al presidente Hollande
02 luglio 2015
In vista della COP21 protestanti, cattolici, ortodossi, musulmani, ebrei e buddisti ieri all’Eliseo hanno consegnato al presidente francese François Hollande una dichiarazione congiunta: “Serve un accordo vincolante”
Parlano di «crisi climatica» e chiedono al presidente François Hollande - che a dicembre ospiterà la prossima, decisiva, Conferenza delle parti sul clima (COP21) - di far adottare un accordo vincolante per salvare il pianeta: loro sono i leader religiosi - protestanti, cattolici, ortodossi, musulmani, ebrei e buddisti - aderenti alla Conferenza dei responsabili dei culti in Francia (Crcf).
Ieri, primo luglio, una folta delegazione interreligiosa si è recata all’Eliseo, per consegnare al presidente Hollande – presenti anche la ministra dell’ambiente Ségolène Royal, il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve (con delega ai culti), nonché Nicolas Hulot, inviato speciale del presidente per la protezione del pianeta - una «Dichiarazione congiunta sulla crisi climatica». E’ la prima volta che una delegazione interreligiosa porta un’istanza al presidente della Repubblica francese che non riguardi esclusivamente questioni cultuali. Il testo, che non nasce come appendice all’enciclica papale «Laudato si’», è frutto di numerose riunioni tenutesi negli ultimi 5 anni.
Tra i leader religiosi presenti ieri all’Eliseo il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia (Fpf); l’arcivescovo Georges Pontier, presidente della Conferenza episcopale di Francia; Anouar Kbibech, presidente del Consiglio francese del culto musulmano; Haïm Korsia, Grande rabbino di Francia; il metropolita Emmanuel Adamakis, presidente dei vescovi ortodossi di Francia; e il monaco Olivier Wang-Genh dell’Unione buddista francese.
A cinque mesi da quella che viene definita l’ultima occasione per evitare un disastro globale e irreversibile, i leader religiosi si aspettano un accordo vincolante su almeno tre punti: chiudere definitivamente l’era dei combustibili fossili e applicare misure che permettano di non superare un riscaldamento globale di più di 2 gradi centigradi; proteggere le popolazioni più vulnerabili dagli impatti climatici; promuovere uno sviluppo ecologicamente sostenibile e favorire la lotta alla povertà. Ai membri delle proprie tradizioni religiose invece lanciano un appello: «Prendete coscienza delle implicazioni della COP21 e modificate i vostri stili di vita».
Per i leader religiosi la crisi climatica rappresenta «una sfida spirituale e morale»: «Innanzitutto è in gioco il nostro rapporto con la creazione, intesa come dono di Dio, e il nostro rapporto alla natura … Distruggendo l’ambiente, l’umanità si autodistrugge. Preservandolo, invece, preserviamo noi stessi, così come il nostro prossimo e le generazioni future». Pertanto chiamano a mobilitarsi a favore di un’«azione climatica» attraverso la rimodulazione dei comportamenti e dei valori: «Rifiutiamo l’indifferenza e l’avidità. Apriamoci alla compassione e alla fraternità. Usciamo dai nostri egoismi. Siamo solidali e prendiamo come bussola il bene comune».
E, per accompagnare le loro parole ad un gesto non soltanto simbolico, hanno osservato un «digiuno per il clima»: ieri si sono astenuti dall’assunzione di cibo insieme a decine di migliaia di attivisti nel mondo che dal 2013 il primo di ogni mese aderiscono al digiuno collettivo #FastForTheClimate. Un movimento diventato globale e nato dall’iniziativa del commissario filippino per il clima Yeb Saño. Non a caso erano parte della delegazione anche Martin Kopp, giovane leader della Federazione luterana mondiale (FLM), e Laura Morosini di «Christians United for the Earth», che hanno avuto un ruolo decisivo nella promozione in Francia dell’iniziativa. Intanto, in vista della COP21, si ridigiuna collettivamente il 1° agosto.