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Maggiore attenzione ai detenuti per motivi religiosi

Lo ha chiesto Ganoune Diop, leader avventista per le Nazioni Unite

La difficile situazione di quanti sono in prigione a causa della loro fede dovrebbe essere ai primi sposti nell’agenda degli organismi internazionali di controllo e della Chiesa avventista del settimo giorno. Lo ha affermato Ganoune Diop, rappresentante degli avventisti presso le Nazioni Unite.

Diop si è espresso al ritorno da Ginevra, dove ha rappresentato la Chiesa al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, riunitosi per tre settimane, a partire dal 15 giugno, al Palais des Nations. Proficua la sua partecipazione alle riunioni e a importanti gruppi di discussione; inoltre ha incontrato Heiner Bielefeldt, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo.

Per Diop, che partecipa regolarmente agli incontri delle Nazioni Unite a Ginevra e New York, la questione della libertà religiosa tende, in generale, a essere trattata come un «fratello minore», quindi meno importante, nel pantheon dei diritti umani. «Eppure, la libertà religiosa è fondamentale ed è interconnessa con tutti gli altri diritti umani. Uno stato che rispetta il diritto dell’individuo ad avere, praticare o cambiare la propria fede religiosa è uno stato che molto probabilmente protegge la dignità umana anche in altri modi. I diritti umani non possono essere separati artificialmente; essi sono intrecciati», ha affermato Diop.

A parte alcuni casi occasionali, la tragedia di uomini e donne detenuti per motivi religiosi riceve solitamente poco risalto mediatico. «Questo deve cambiare», ha aggiunto Diop. «Oggi, in molti paesi, come Medio Oriente o Asia centrale, le minoranze religiose subiscono sanzioni legali solo perché praticano la propria fede o la condividono con gli altri. Non dobbiamo mai dimenticare i nostri fratelli e sorelle che pagano un prezzo terribile per rimanere fedeli alla loro coscienza».

Il dipartimento Affari pubblici e libertà religiosa della Chiesa avventista mondiale sta cercando di creare un miglior sistema di monitoraggio dei membri di chiesa che subiscono un’ingiusta detenzione, e di coordinare una risposta adeguata. Ricordiamo i due anni di traversie subite da Antonio Monteiro, pastore avventista in Togo: un esempio di come i pregiudizi religiosi possono complicare un procedimento giudiziario. Monteiro era stato arrestato con la falsa accusa di «concorso in omicidio», ma alla fine è stato assolto.

Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu continua il suo lavoro fino al 3 luglio. Zeid Ra’ad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha aperto la sessione con una panoramica dei problemi urgenti. Ha parlato della condizione dei migranti che cercano di fuggire da povertà, guerra o repressione per cercare una vita migliore in Europa, Asia sudorientale e Australia. Ha anche parlato della crisi in Siria, dell’aumento dell’estremismo violento in tutto il mondo, e della sfida di proteggere e promuovere i diritti delle donne. Secondo l’Alto Commissario, il messaggio fondamentale della Dichiarazione universale dei diritti umani è che «gli stati devono garantire la giustizia, l’uguaglianza e la dignità, in base alla legge».

Fonte: Notizie Avventiste

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