Il divario tra popolo e chiese
26 maggio 2015
La lezione del referendum irlandese
Il referendum irlandese del 22 maggio ha concesso alle coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi con un’ampia e significativa maggioranza, sia in senso assoluto sia nella distribuzione geografica del voto. Su 43 collegi solo uno si è opposto al quesito referendario, tra l’altro con uno scarto molto ridotto.
Il referendum pone anzitutto una questione di forma: si possono concedere i diritti con voto popolare? In altre parole, può un diritto essere negato o concesso a un cittadino perché la maggioranza dei suoi concittadini decidono così? L’emancipazione degli afroamericani, per fare un esempio, avvenne per intervento del presidente degli Usa e molti dubitano che sacrosanti diritti di uguaglianza sarebbero stati concessi con un referendum.
Questo ragionamento ha però due difetti. Il primo è la mancanza di fiducia nel popolo. Senza fiducia nel popolo non c’è democrazia: non si può non votare perché il popolo vota male. Il secondo è che, per quanto i diritti umani si presentino nella forma come qualcosa di trascendentale (l’art.1 della Dichiarazione universale ne è un chiaro esempio: «Tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità e diritti»), questi sono il frutto di un’evoluzione giuridica. Non è un caso che i maggiori avanzamenti in Italia siano stati ottenuti per referendum. Il disamore italiano per i referendum deriva non dalla loro inefficacia, ma da come i partiti li hanno svuotati di senso — basti pensare a come i referendum su responsabilità civile dei giudici e legalizzazione delle droghe leggere non siano stati applicati.
In concreto, poi, il referendum irlandese ha colpito per la distanza tra l’elettorato irlandese e le indicazioni delle chiese cristiane (cattolica, presbiteriana, metodista, anglicana) e di altre comunità religiose (musulmani), che con ecumenica sintonia si sono schierate per il «no».
L’Irlanda è sempre stata considerata una terra molto religiosa: perché ha scelto in maniera convinta contro le indicazioni delle chiese? Possiamo individuare due elementi importanti.
Per primo c’è il tradimento della chiesa cattolica nei confronti del popolo. Sin dalla Riforma anglicana, il popolo ha sposato il cattolicesimo come elemento identitario e di resistenza anti-britannica: per questo i cattolici irlandesi hanno pagato un prezzo carissimo. Se era comprensibile che gli «inglesi» si comportassero male, lo scandalo degli abusi sessuali perpetrati in chiese, conventi, scuole cattoliche e insabbiati dal clero irlandese è stato vissuto come un vero tradimento, come la rottura di un patto secolare tra popolo e chiesa.
Il secondo elemento, meno esplorato dai giornali in questi giorni, è la crescita economica e civile della Repubblica d’Irlanda, che è andata di pari passo con la sua secolarizzazione. In altre parole, le chiese non hanno favorito il benessere della popolazione, quando non l’hanno proprio ostacolato. L’esempio nord-irlandese ha confermato questa impressione.
Nelle sei contee irlandesi facenti parte del Regno Unito, infatti, la radicalizzazione religiosa tra le opposte fazioni e il sostegno della maggior parte delle chiese ai vari gruppi terroristi paramilitari ha creato un’identificazione tra fede e bigottismo, che nel lungo termine ha desertificato culturalmente ed economicamente la parte un tempo più moderna dell’isola. Nel Sud pacificato, invece, dove i cattolici hanno accettato l’apporto dei protestanti nell’economia, nella cultura e nella politica, si è arrivati piano piano alla costituzione di un paese più moderno di altri, pur essendo uno stato relativamente giovane.
La lezione irlandese per le chiese è che, se vogliono avere pubblica rilevanza, non possono lavorare contro il diritto (caso pedofilia) e i diritti (matrimonio egualitario), in particolare contro il diritto dei cittadini a costruirsi una vita dignitosa nel rispetto delle leggi. Questo non vale solo per l’Irlanda, ma per tutti i paesi. Una chiesa che non ha a cuore i diritti di tutti gli uomini e le donne potrà anche dominare per un certo tempo, ma è destinata a soccombere, portando con sé anche quel tesoro che è la buona notizia di Gesù, che aveva già oscurato con la sua ossessione di controllare il corpo delle persone.