Luther goes to Africa
26 maggio 2015
In attesa delle celebrazioni mondiali del Giubileo della Riforma di Windhoek (Namibia) 2017, i luterani d'Africa ricordano il Sessantennale della Conferenza di Marangu
Nel 1955, ai piedi del Kilimangiaro, nella città di Marangu, nasceva la Comunione luterana d'Africa, ramo continentale della Federazione luterana mondiale (Flm). A sessant'anni di distanza oltre 200 delegati delle 31 chiese luterane d'Africa si sono ritrovati dal 20 al 24 maggio scorsi a Moshi, in Tanzania, per ricordare quell'evento. Quattro giorni di lavori guidati dal tema generale “Essere una chiesa in continua riforma in un'Africa che cambia”, ma con una particolare attenzione al prossimo evento che coinvolgerà i luterani del continente africano nel 2017: i 500 anni della Riforma protestante a livello mondiale verranno infatti festeggiati non a Wittenberg (Germania), dove tutto cominciò, ma a Windhoek (Namibia), dove, potremmo dire, cinque secoli dopo tutto continua. Il Giubileo della Riforma, nelle intenzioni della Flm, intende sottolineare la dimensione mondiale della Riforma e, soprattutto, la crescente importanza che rivestono per il protestantesimo le chiese del Sud del mondo.
A salutare i convenuti a Moshi è stato il vescovo Alex G. Malasusa, presidente della Chiesa evangelica luterana in Tanzania, che ha tenuto la predicazione del culto di apertura. Malasusa ha invitato le chiese luterane d'Africa a far rivivere lo spirito della Riforma, «andando verso la gente», «offrendo una rete di attività diaconali aperte alla gente comune» e impegnandosi nell'affermazione dei diritti civili «in modo che i cristiani possano essere promotori di una leadership capace di portare innovazione e buongoverno nella chiesa e nella società».
Alla Conferenza di Moshi è, tra gli altri, intervenuto Martin Junge, il segretario generale della Flm, che ha sottolineato come il Sessantennale di Marangu riaffermi che «l'essere insieme e il lavorare insieme costituisca sempre una forza» per la testimonianza e l'impegno cristiano. Riferendosi ai capisaldi della Riforma, Junge ha esortato i luterani d'Africa a «rimanere fondati in Cristo, nella Bibbia e nella sola fede», come pure ai valori comuni della compassione, dell'inclusione, della dignità, della partecipazione e della diversità che tengono insieme la comunione mondiale dei luterani.
Una parte significativa dei quattro giorni di lavoro è stata dedicata ai temi che caratterizzeranno il Giubileo della Riforma nel 2017, esemplificati dallo slogan “Liberati dalla grazia di Dio: la creazione non è in vendita, la salvezza non è in vendita, gli esseri umani non sono in vendita”. Attorno a questi tre ambiti principali, molta attenzione è stata data alla giustizia di genere, grazie anche alle raccomandazioni presentate dalle coordinatrici della rete di Donne nella chiesa e nella società (Wicas). Secondo la Wicas, per sconfiggere la violenza e l'ingiustizia che colpisce le donne – e che si manifesta, tra l'altro, nello stupro come arma di guerra, nella violenza domestica, nella negazione di un'istruzione adeguata, nel diseredare le figlie e privarle della terra – è necessario che le chiese diano visibilità alle donne, al loro contributo teologico e alla loro presenza negli organi decisionali. I giovani luterani hanno invece sottolineato il problema del traffico di esseri umani che colpisce soprattutto le giovani generazioni. Tra gli altri temi in discussione, l'evangelo della prosperità indicato come falsa dottrina cristiana a cui contrapporre l'idea “di vita in abbondanza” tratta dal vangelo secondo Giovanni (10:10); il dialogo interreligioso; i cambiamenti climatici; la salvaguardia del creato in una terra il cui sfruttamento ha un altissimo e inaccettabile impatto ambientale.