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Giacarta (Indonesia). Si svolge la XIV Assemblea generale della Conferenza cristiana dell’Asia

440 rappresentanti delle chiese membro e degli organismi esteri, tra cui il Consiglio ecumenico delle chiese e la Conferenza delle chiese europee

Giovedì 21 maggio con la celebrazione di un culto si è aperta a Giacarta, Indonesia, la 14a Assemblea generale della Conferenza cristiana dell’Asia (Cca), il cui tema è «Vivere insieme nella casa di Dio». Vi partecipano circa 440 rappresentanti delle chiese membro e degli organismi partner provenienti da 28 paesi. L’assemblea, che durerà sei giorni, esaminerà il lavoro della Cca, stabilirà le future linee programmatiche ed eleggerà i nuovi membri dei vari comitati. Sarà anche un’occasione per il «Sarasehan», parola indonesiana che significa “dialogo”: i partecipanti, infatti, saranno coinvolti in dibattiti su temi emergenti dell’Asia che sono rilevanti per la testimonianza della chiesa.

Nel corso del culto di apertura, l’esibizione di cori e diverse formazioni di musicisti ha aggiunto un sapore inconfondibilmente indonesiano all’Assemblea, aperta ufficialmente dal presidente della Cca, P. Rex Reyes.

Ospite a sorpresa è stato il ministro indonesiano della religione Lukman Hakim Saefudin, che ha espresso grandi speranze per il ruolo delle religioni nella crescita della tolleranza.

«Abbiamo bisogno di dialogo al fine di ridurre le tensioni e le distanze sociali tra le comunità di tutto il mondo», ha detto il ministro, augurando a tutti i rappresentanti riuniti, una proficua assemblea.

È intervenuta ai lavori Isabel Apawo Phiri, segretaria generale associato per la testimonianza pubblica e la diaconia del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec). Riflettendo sul tema della conferenza «Vivere insieme nella casa di Dio», Phiri ha detto: «Essere discepoli di Cristo significa che dobbiamo ascoltare i racconti, le sfide e i successi gli uni degli altri».

Per quanto riguarda la seconda parte del tema, «la casa di Dio», Phiri ha parlato della sfida che il movimento ecumenico affronta quando vi sono divisioni interne alle chiese relativamente all’esclusione e alla discriminazione basata sulla razza, sulla casta, sul genere, sull’Hiv/Aids e sull’orientamento sessuale.

«Una domanda urgente è come possiamo vivere insieme in modo tale che nessuno si senta straniero nella casa di Dio. Tutti i figli di Dio meritano di essere raggiunti dall’amore di Dio».

Phiri ha anche osservato che la convivenza ecumenica permette ai cristiani di intervenire su alcune questioni con una voce unica. Non è facile, ha osservato, in quanto le chiese stesse non sempre sono d’accordo. Ad esempio «la violenza contro le donne e le domande di partecipazione delle donne nella Chiesa sono questioni di divisione nel corpo di Cristo. Ma rimangono importanti nel movimento ecumenico in quanto ancora sollevano questioni di giustizia nella casa di Dio, dove Dio è giustizia».

Presente alla 14a Assemblea generale della Conferenza cristiana dell’Asia (Cca), anche la Conferenza delle chiese europee (Kek), rappresentata dal suo segretario generale, Dr. Guy Liagre, che ha concluso il suo discorso dicendo: «Le nostre preoccupazioni sono simili alle vostre. Entrambi ci confrontiamo con l’estremismo religioso, i rifugiati, i cambiamenti climatici, i diritti umani, ecc. In tutto il mondo stiamo ripensando la nostra presenza a livello nazionale. Speriamo di continuare ad essere la luce del mondo».

Fonte: Cec

Foto: Jakarta, di Fuzz, Pubblico dominio, via Pixabay

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