La benedizione e le sue conseguenze
19 maggio 2015
La Chiesa Protestante Unita di Francia ha deciso benedire le coppie dello stesso sesso. La chiesa organizzerà due commissioni: una di accompagnamento che interverrà nei conflitti e una per costruire le liturgie adatte
A due anni dalla legge che consente il matrimonio e l’adozione alle coppie dello stesso sesso, la Chiesa Protestante Unita di Francia (Epudf) ha permesso nelle proprie comunità la benedizione delle coppie già sposate che ne fanno richiesta. Dopo una discussione di un anno e mezzo il Sinodo nazionale, riunitosi a Sète dal 14 al 17 maggio, ha deciso di aprire una possibilità per le comunità che vedono nell’accoglienza liturgica delle coppie omosessuali un modo per testimoniare l’Evangelo. «Naturalmente parliamo delle coppie sposate, perché in Francia la chiesa non ha la facoltà di sposare la gente civilmente – dice Paolo Morlacchetti, pastore a Cannes e membro del Consiglio Nazionale dell'Epudf – il Sinodo, con questa decisione apre alla possibilità, ma lasciando la piena libertà ai consigli di chiesa e ai pastori di praticare un’accoglienza liturgica o di non farlo».
Il dibattito sulla benedizione c’è da lungo tempo.
«Sì, ma non è un dibattito che è nato prima della legge sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso in Francia, è nato prima: sono anni che nei sinodi regionali e nelle chiese c’era questa volontà di discutere dell’accoglienza delle coppie omosessuali. Certamente è anche vero prima, quando una coppia veniva in chiesa per chiedere una benedizione liturgica, la Chiesa non poteva praticarla, perché la legge del 1905, che regola i rapporti tra chiesa e stato, vieta apertamente a una chiesa di celebrare matrimoni civili. In questo senso il sistema francese semplifica le cose, ma nella decisione del Sinodo non c’è unicamente la volontà di benedire queste coppie. Il dibattito che c’è stato era più ampio, ed era proprio sulla benedizione. A partire da questo momento si potrà riflettere sulla benedizione di coppie unite da un Pacs, che possono essere unite anche al di fuori di una relazione coniugale. Ma non c’è nessun tipo di imposizione. La chiesa organizzerà due commissioni, una di accompagnamento che interverrà nei conflitti, e una liturgica incaricata di costruire le liturgie, che non esistono ancora».
Il dibattito della chiesa era precedente al matrimonio per tutti, ma quest’ultimo ha comunque ammorbidito l’opinione dei fedeli?
«Il Mariage pour tous forse ha fatto prendere una decisione più rapida alla chiesa, ma ha anche fatto in modo che le persone contrarie sostenessero che la chiesasi basa sulle tendenze della società e non sulla Bibbia. Questo è un argomento tipico e ricorrente nelle chiese. Occorre dire che le persone contrarie a questa decisione nel Sinodo nazionale non si sono espresse: c’è stata una petizione che è circolata, ma era solo un modo di esprimere un dissenso, non è andata oltre. Nelle nostre chiese una larga maggioranza è favorevole e una minoranza significativa è contraria: l’inquietudine in questo momento è vedere cosa succederà, se si troverà un compromesso o se qualcuno lascerà la chiesa. Vista la libertà che lascia il documento, credo si riuscirà ad andare avanti tutti insieme senza divisioni particolari. Il voto del Sinodo, abbastanza netto, non rispecchia completamente la realtà delle chiese locali, dove c’è ancora un’opposizione forte, credo più ideologica che teologica».
Visto il dialogo e la collaborazione esistente, crede che la decisione del 2010 della Chiesa valdese di benedire le coppie omosessuali abbia condizionato il dibattito?
«Durante il Sinodo nazionale e durante quelli regionali, svolti nel novembre scorso, si è parlato più volte delle decisioni delle altre chiese europee. Nell’ultimo Sinodo, la rappresentante della chiesa valdese italiana è stata interpellata e ha spiegato la situazione in Italia dopo la decisione del 2010. Una delle preoccupazioni della chiesa francese, infatti, è stata proprio a proposito delle conseguenze della decisione. L’esperienza delle altre chiese è stata fondamentale per noi: come le comunità locali hanno vissuto questa esperienza, come si sono costruite le liturgie, eccetera. Resta chiaro che la Chiesa Protestante Unita di Francia è molto diversa da quella valdese, anche solo per le componenti molto diverse fra loro che la costituiscono, dalle sensibilità pentecostali a quelle più liberali, dalle comunità rurali a quelle comunità urbane, con differenze molto importanti. Cerchiamo di andare avanti con serenità e creatività per accogliere queste coppie, che per la loro fede e il loro impegno nella chiesa desiderano essere accolte con una benedizione».