Le chiese piangono le morti nel Mediterraneo e chiedono un’azione preventiva
21 aprile 2015
Cordoglio espresso da diversi organismi internazionali delle chiese cristiane
La Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Ccme), la Conferenza delle chiese europee (Kek) e il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) esprimono insieme cordoglio per l’annegamento di centinaia di migranti nel Mediterraneo. Sarebbero circa 700 i migranti morti a seguito del naufragio di un’imbarcazione avvenuto il 19 aprile appena fuori delle acque libiche. Finora, secondo alcuni media, sarebbero finora stati trovati 28 superstiti.
«Ricordiamo nella preghiera coloro che sono morti ed esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alle loro famiglie. Siamo profondamente addolorati per questa tragedia alle porte dell’Europa», ha sottolineato il segretario generale della Kek, rev. dr Guy Liagre. «Preghiamo anche per coloro che sono coinvolti nell’impegnativa missione di salvataggio e recupero», ha aggiunto.
Reagendo a quest’ultima tragedia, il segretario generale del Cec, rev. dr Olav Fykse Tveit ha chiesto che si esprima una rinnovata solidarietà e azione, e che ci siano la ripresa e il rafforzamento di una risposta da parte di tutta l’Europa.
«Chiediamo che siano compiuti sforzi significativi di ricerca e soccorso, e chiediamo agli Stati membro dell’Unione europea di contribuire in modo sostanziale e rapido a tali sforzi, al fine di prevenire in futuro la morte di persone che affrontano questa traversata disperata», ha detto Tveit.
«Queste tragedie chiedono di intensificare gli sforzi per affrontare alla radice le cause della povertà, dell’insicurezza sociale e dei conflitti nei paesi da cui i migranti arrivano», ha aggiunto.
«Solo dei percorsi legali e sicuri per accedere in Europa aiuterebbero a prevenire il verificarsi di queste tragedie. Questo include un aumento dei luoghi di reinsediamento per i rifugiati e la soppressione del visto per le persone che arrivano da paesi in conflitto, come Siria e Eritrea. Abbiamo bisogno di passaggi sicuri», ha detto Doris Peschke, segretaria generale del Ccme.
Anche il segretario generale della Federazione luterana mondiale, rev. Martin Junge, è intervenuto sulla tragedia, sottolineando che la gente disperata fugge da guerre e persecuzioni in Medio Oriente, in particolare dal conflitto in Siria, che ha costretto milioni ad abbandonare le proprie case. Altri stanno scappando da gravi violazioni dei diritti umani in Eritrea e in Sudan. «Altri ancora sono in fuga non dalla persecuzione, ma dall’estrema povertà», ha detto Junge.
Junge ha riaffermato il profondo impegno della Flm verso gli sfollati, ricordando che già nel 2011 il Consiglio della Flm espresse preoccupazione per il fatto che molti paesi ricchi «non avevano offerto una generosa accoglienza alle persone vulnerabili che erano state costrette a fuggire dalle loro case. Questo è una questione di vita o di morte, come ora abbiamo visto con i migranti che annegano nel Mediterraneo».
Fonte: Cec/Lwf