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Protestanti, un “insieme” sempre in costruzione

La Comunione di chiese protestanti europee festeggia mezzo secolo della Concordia di Leuenberg, il documento che superò alcune divisioni

Cinquant’anni fa, il 16 marzo 1973, veniva sottoscritta la “Concordia di Leuenberg”, dal nome della località svizzera vicino a Basilea: un atto di reciproco riconoscimento e superamento delle storiche divisioni tra luterani e riformati, tappa importante di un percorso che portò alla formazione di una comunità di chiese che dal 2003 ha preso il nome di >strong>Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe-Geke). Un centinaio di chiese, tra Europa e America Latina, per un totale di 50 milioni di protestanti, ne fa oggi parte, tra cui l’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia con l’Iglesia Evangélica Valdense del Rio de la Plata e la Chiesa evangelica luterana in Italia.

Riflessione teologica comune, riconoscimento di ministeri e sacramenti, cooperazione e testimonianza comune sono i cardini di questa comunione regolata da un’Assemblea generale che si tiene ogni 6 anni [l’ultima si è svolta nel 2018 a Basilea, e la precedente nel 2012 a Firenze) e da un Consiglio di 13 membri coordinato da un Ufficio di presidenza con sede a Vienna.

Ma la “comunione” tra le chiese è un percorso che si costruisce costantemente, ci racconta Oliver Engelhardt, responsabile delle relazioni fra le chiese della Ccpe, a cui chiediamo qual è l’importanza dell’accordo di Leuenberg oggi: «La Concordia di Leuenberg è il documento teologico alla base della Comunione di chiese protestanti in Europa. Alcune sue parti, per esempio il superamento delle condanne dottrinali del XVI secolo, oggi possono essere date per scontate. D’altro canto, la Concordia ci dà alcuni compiti, importanti anche in una prospettiva a lungo termine. Diverse questioni dogmatiche sono state discusse e in qualche modo risolte, ma ci sono questioni etiche che richiedono azioni e parole da parte delle chiese. La Concordia ci chiama a non accontentarci della comunione fra le nostre chiese protestanti, ma a guardare a un’ulteriore riconciliazione e avvicinamento con altre chiese e tradizioni denominazioni, non si parla ancora di altre religioni. Vedo l’importanza della tradizione di Leuenberg nel fatto che dà una base teologica alla nostra Comunione di chiese, che è molto più che condividere la vita sullo stesso continente. Per me la sfida è avvicinare ancora di più le chiese, rendendo così questa comunione più profonda e più ampia per servire le società in cui le nostre chiese vivono. Chiamiamo questa sfida “essere chiesa insieme”».

Nella Ccpe lei si occupa di “Relazioni fra le chiese”: quali sono le sfide comuni e i punti che ancora le dividono?

«La comunione fra chiese non è semplicemente il mantenimento di rapporti. Mi occupo anche dei gruppi regionali, alcuni esistevano anche prima della Concordia di Leuenberg (tra questi ricordiamo la Conferenza delle chiese dei paesi protestanti latini d’Europa, Cepple, di cui fanno parte le chiese battiste, metodiste e valdesi italiane, nata nel 1950, il cui primo incontro si tenne a Torre Pellice, nelle valli valdesi, nda). Questi gruppi sono uno spazio in cui le chiese non solo mantengono le relazioni, ma realizzano la comunione fra Chiese – nella liturgia comune, nelle discussioni teologiche e nella testimonianza e servizio per il mondo.
Molte chiese protestanti in Europa hanno un profilo confessionale chiaro – sono chiese luterane, spesso chiamate “della confessione di Augusta”, o chiese riformate. Per loro, le relazioni all’interno della famiglia confessionale sono spesso piuttosto importanti. Altre chiese protestanti in Europa uniscono diverse tradizioni riformate nella stessa chiesa e sono di solito molto impegnate nella nostra comunione di Chiese. Non dimentichiamo le chiese metodiste, una comunione piccola ma molto ben interconnessa. I conflitti sorgono principalmente su questioni etiche. Uno dei nostri temi di studio riguarda la sessualità umana e le questioni di genere, che sono piuttosto divisive. Abbiamo bisogno di ascoltarci attentamente l’un l’altro, perché ci sono grandi differenze tra le nostre chiese membro, non solo teologiche, ma anche pratiche, in termini di numeri di membri e risorse finanziarie. In alcune partnership bilaterali l’idea della solidarietà finanziaria è preminente, altre relazioni sono basate sulla lingua o sulla prossimità nazionale. Una sfida per la Comunione nasce dal fatto che spesso non ci capiamo l’un l’altro: alcune lingue sono poco conosciute dai non-nativi e quindi sono accessibili meno informazioni su queste chiese. Ma oltre alla questione della lingua, il problema della non comprensione è anche una questione di volontà e di capacità: come chiese siamo spesso molto impegnati con le nostre sfide interne o con la situazione nei nostri paesi e non badiamo alle nostre sorelle e fratelli, anche se a volte uno sguardo ad altre chiese potrebbe essere utile per far fronte alle proprie sfide».

Un importante simposio accademico internazionale è previsto per marzo (9-11) in Ungheria, organizzato dall’Università teologica riformata di Debrecen: è una delle date più importanti di questo anniversario, ci sono altri eventi da segnalare? C’è per esempio la conferenza organizzata dall’Istituto protestante di Teologia di Parigi che si tiene il 27 gennaio…

«Abbiamo appena lanciato un nuovo sito con una panoramica sull’anniversario (www.leuenberg50.org). Ci sono tre eventi principali, a livello europeo, con target diversi e piuttosto specifici. Nel convegno di Debrecen, teologi e accademici da diversi paesi europei rifletteranno su “conseguenze, realtà e possibilità” della Concordia di Leuenberg e della Ccpe. Un secondo evento sarà l’incontro di leader delle chiese a Vienna in luglio, in cui ci aspettiamo che parlino anche del futuro della Ccpe. A settembre poi si terrà in Germania un incontro degli organismi sinodali (il quarto, nda), che ci ricorda la costituzione democratica (sinodale, appunto) delle chiese protestanti. Molto importanti saranno gli eventi a livello nazionale, regionale o anche locale: diverse chiese membro o gruppi regionali ricorderanno l’anniversario magari con focus locali, e spero che attraverso questi eventi più persone possano conoscere la tradizione di Leuenberg. Alcuni ci sono già stati segnalati e invitiamo le chiese a comunicarci i loro programmi in modo da darne informazione sul sito».

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