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Il presidente della Corea del Sud chiede sostegno ai leader religiosi dopo la tragedia di Itaewon

«Sono venuto qui per chiedere il vostro sostegno alle persone che lottano per tornare alla normalità» affferma Yoon Suk-yeol dopo la tragedia costata 158 morti

Dopo la devastante perdita di vite umane durante i festeggiamenti di Halloween nel quartiere Itaewon di Seoul, nei giorni scorsi il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, ha tenuto una serie di incontri con i leader religiosi per discutere di come il Paese possa uscire dalla tragedia e ripartire da quello che è un vero e proprio trauma collettivo. Gli incontri hanno incluso colloqui con i leader dell'Ordine Jogye del buddismo coreano, il più grande ordine buddista della Corea del Sud.

Il disastro, avvenuto il 29 ottobre quando i partecipanti ai festeggiamenti notturni sono rimasti intrappolati in vicoli e strade troppo affollate, ha provocato 158 morti e quasi 200 feriti.

Yoon ha partecipato alle funzioni commemorative organizzate da diversi gruppi religiosi e ha incontrato diversi leader protestanti, cattolici e buddisti. Tra queste visite, mercoledì scorso si è recato presso l'arcidiocesi cattolica di Seoul per incontrare l'arcivescovo Chung Soon-taick e il cardinale Yeom Soo-jung. Quindi ha invitato i leader protestanti a pranzo nell'ufficio presidenziale e ha visitato il Tempio di Bongeun nel distretto Gangnam di Seoul. Lì ha incontrato sei monaci che guidano l'ordine Jogye del buddismo coreano: Ven. Jaseung, Ven. Jagwang, Ven. Dohu, Ven. Jimyeong, Ven. Hyegeo e Ven. Wonmyeong.

In una dichiarazione, l'ufficio del presidente ha affermato che «Molte vite sono state perse a causa della tragedia, e non solo le famiglie sono in lutto ma l'intera nazione è in lutto e prova dolore per le perdite. Il presidente sta cercando di ottenere consigli su come la nazione possa essere di nuovo unita e superare questa tragedia nazionale tra conforto e incoraggiamenti».

La dichiarazione ha anche sottolineato che il presidente Yoon intende incontrare altri leader religiosi.

Nel suo incontro con il cardinale Yeom Soo-jung, Yoon ha detto: «Mi sento in colpa per il fatto che questa tragedia sia accaduta dopo che ho assunto la guida dell'amministrazione. È straziante pensare ai genitori delle vittime che non sono potuti tornare a casa dal festival». (Korea Times)

Yoon ha chiesto ai leader religiosi di fornire una guida a coloro che in Corea del Sud sono ancora paralizzati dalla tragedia: «Sono venuto qui per chiedere il vostro sostegno alle persone che lottano per tornare alla normalità».

Il Ven. Jaseung ha riferito di aver incoraggiato la buona attitudine messa in atto dal presidente di aver fornito spiegazioni alla popolazione in modo che potesse conoscere i piani del governo. Il ven. Hyegeo ha espresso la speranza che il Paese superi questo periodo di perdita con saggezza, con un occhio alla risoluzione dei conflitti e allo sviluppo di una maggiore armonia.

Dopo la tragedia, Yoon ha visitato gli altari in lutto per cinque giorni consecutivi, rendendo omaggio alle vittime. Il 4 novembre ha partecipato a un servizio commemorativo buddista ospitato dal Tempio Jogye.

È stato al tempio buddista che ha fatto le sue prime scuse ufficiali, dicendo: «Mi sento colpevole e dispiaciuto come presidente che è responsabile della vita e della sicurezza della propria gente». 

Nella sua dichiarazione, l'ufficio presidenziale ha spiegato la sua visita alle funzioni religiose affermando che Yoon «crede che i sopravvissuti, i familiari in lutto, gli amici e il Paese debbano essere consolati, mentre è anche importante indagare sulle ragioni di questa tragedia e trovare i responsabili».

I dati del censimento nazionale del 2015 mostrano che la maggioranza dei sudcoreani - il 56,1% della popolazione - non ha alcuna affiliazione religiosa. I cristiani costituiscono il gruppo religioso più numeroso con il 27,6% della popolazione, mentre i buddisti rappresentano il 15,5%.

 

Foto di Republic of Korea, il presidente Yoon Suk-yeol

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