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Appello Giovani alla COP27. Servono 100 miliardi all’anno per il clima

Il movimento ecumenico giovanile “Climate YES” invia a capi di stato e rappresentanti religiosi e degli affari un appello per la transizione ecologica globale

 

Il Summit giovanile ecumenico per il clima “Climate YES”, (acronimo di Youth Ecumenical Summit), ha lanciato il suo messaggio per il clima ai capi di stato e ai rappresentanti religiosi e degli affari. Si tratta di un vero e proprio appello per la transizione ecologica globale.

«Il nostro futuro dipende dalle scelte che farete – il nostro mondo si trova a un punto cruciale della sua storia» si legge nel documento, lanciato in occasione della 27^ conferenza delle Nazioni Unite (COP27) sui cambiamenti climatici che ha preso il via ieri a Sharm El Sheikh, in Egitto. La COP27 si chiuderà il 18 novembre 2022.

«Come testimoniato nell’Africa meridionale, le siccità prolungate nel corno d’Africa, le ondate di calore in Europa e in Asia, i tifoni in Asia e gli uragani nelle Americhe, tutti fenomeni che sono diventati frequenti ed estremi. Se sosteniamo che non abbiamo prove di perdite e danni attribuibili al cambiamento climatico, allora le recenti e devastanti inondazioni monsoniche in Pakistan ci hanno fornito prove sconcertanti» scrivono ancora le giovani e i giovani di Climate YES.

Fra le richieste, quella di «mantenere la promessa di mettere a disposizione 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020-2025 per le comunità vulnerabili al clima per mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici». Il movimento ha le idee molto chiare, e chiede anche di «creare uno strumento di finanziamento delle perdite e dei danni per sostenere le comunità vulnerabili al clima». Di «coinvolgere le organizzazioni religiose nella risposta ai disastri, in quanto hanno un accesso più profondo alle comunità e alle risorse esistenti da sfruttare in caso di calamità». E di «progettare meccanismi di finanziamento che non si basino su appelli per ogni singola catastrofe, condizionati dalla copertura mediatica, per sostenere meglio e più rapidamente i disastri meno visibili».

Insomma, non serve solo aumentare i finanziamenti, ma ci vuole anche una visione d’insieme, che garantisca la parità di allocazione delle risorse come stabilito nell’Accordo di Parigi. E che preveda di abbandonare l’esplorazione e i sussidi dei combustibili fossili. Servono politiche per trasporti puliti, per le infrastrutture e per investire in «buoni posti di lavoro verdi». Infine, coinvolgere le giovani generazioni, per la formazione ed educazione nel settore delle rinnovabili.

Per la COP27, dall’Italia, è accreditata la giovane metodista Irene Abra, fra i rappresentanti della campagna mondiale Climate YES, guidata da giovani cristiani tra i 18 e i 30 anni. Irene Abra è anche Ambasciatrice per il clima del Consiglio metodista europeo.

Alla COP27 partecipano anche, dandosi il cambio nel corso dei prossimi 12 giorni, quaranta giovani attivisti per il clima della Federazione luterana mondiale (FLM) con il motto “Il creato non è in vendita”. La FLM è presente alle conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dal 2011, sostenendo la giustizia climatica e intergenerazionale.

Climate YES è nata nel contesto della COP26 e della campagna metodista mondiale Climate Justice for All (CJ4A). Quest’ultima ha visto la piena partecipazione dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI) e della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

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