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Pillole da Karlsruhe, il “World social forum delle chiese” nella città dei diritti

Non solo chiese per le strade della città tedesca ma anche decine di organizzazioni, associazioni, voci della società civile impegnate a vario titolo per i diritti, l'ambiente, le minoranze

Una specie di Forum sociale mondiale, delle chiese ma non solo. Potrebbe essere questa la prima impressione, per neofiti, ça va sans dire, camminando in questi giorni a Karlsruhe, in Germania, a metà strada tra Strasburgo e Stoccarda. Migliaia di persone da tutto il mondo, credenti e laici, si sono dati appuntamento alla 11^ Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese. Una vetrina per Ong, associazioni, società civile e realtà impegnate a vario titolo per la giustizia sociale, i diritti delle persone, l’ambiente…Ma anche un crogiolo di personaggi e persone, nazionalità e popoli, ruoli e lingue parlate. Eccone una prima – e ovviamente parzialissima – carrellata.

Karlsruhe, città del diritto (e del riposo…)

«Karlsruhe – spiega Dorothee Mack, pastora protestante che dopo anni di servizio pastorale nella Chiesa valdese e metodista di Milano si è trasferita nella città nel Baden-Württemberg –  significa “riposo di Carlo”, letteralmente. Perchè è stata fondata dopo il riposo di un marchese, Carlo Guglielmo, che dopo aver fatto un giro a cavallo in questa zona, sognò un castello. Da quel sogno scaturì la sua volontà di avere un castello come quello di Luigi XIV a Versailles: così è nata Karlsruhe, nel 1715. Prima con l’edificazione del castello nella sua forma attuale e poi con tutte le strade che da qui partono, a forma di ventaglio». Oggi la città è riconosciuta come capitale del diritto, in quanto sede della Corte costituzionale tedesca.

Per la pace tra le due Coree

Cento milioni di firme per la riconciliazione e la pace tra le due Coree. Il Consiglio nazionale delle chiese in Corea (http://www.kncc.or.kr) è presente anche con un banchetto informativo e alcuni volontari che promuovono una petizione e una raccolta firme per una soluzione ed un’evoluzione pacifica dei rapporti tra Pyongyang e Seul. L’anno prossimo ricorrerà infatti il settantesimo anniversario dell’armistizio di pace che pose fine alla guerra di Corea del 27 luglio 1953. L’obiettivo, come detto, è raccogliere entro il 2023 cento milioni di firme «contro la guerra» tra le due Coree, «per una transizione dall’armistizio alla pace» e la creazione di una penisola coreana e di un mondo «liberi dalle armi nucleari». La campagna si intitola End the Korean war, per maggiori informazioni: en.endthekoreanwar.net.

Per un’India senza caste (e per l’intersezionalità delle lotte)

Il pastore Chandran Paul Martin arriva dall’India e lavora per la chiesa evangelica luterana in America. Lo stand dove lo incontriamo si chiama “cast out caste” (gioco di parole che significa “scacciare la casta” ma anche “emarginati”, ndr). Fa riferimento ad un sistema, quello delle caste in India, «totalmente oppressivo, sociale, economico, più antico di tutte le religioni. Le caste dividono le persone in categorie e gerarchie e noi – i fuori casta – non apparteniamo a nessuna di esse. Noi lottiamo per la giustizia anche all’interno delle chiese perchè non possiamo seguire Cristo e praticare le caste; non si può essere cristiani e supportare il razzismo. Non possiamo supportare il patriarcato, non possiamo supportare nessuna forma di sessismo. Il corpo di Cristo è un corpo che parla di inclusione. Noi chiediamo al Cec e a tutto il movimento ecumenico di guardare all’intersezionalità della giustizia». Chiedono un impegno più forte delle chiese, contro ogni forma di razzismo. E al Consiglio ecumenico delle chiese, in particolare, di «includere il problema delle caste» nel suo programma e nella sua agenda, con un riferimento e una citazione in una dichiarazione pubblica tra quelle diramate dal Cec.

 

 

 

Per le donne afrodiscendenti di tutto il mondo

La pastora Barbarann Brelnd Paween dagli Stati Uniti è la rappresentante del Pan African Women of Faith ecumenica empowerment network, che promuove il workshop dal titolo “Justice, peace, love & Ubuntu”. Di che si tratta? «Lavoriamo per l’organizzazione e l’empowerment delle donne afrodiscendenti e africane in tutto il mondo. Vogliamo educare tutte le donne e i nostri figli, e le nostre comunità, da tutti i continenti. Vogliamo cambiare la narrativa circa il ruolo delle donne afrodiscendenti nella società e nella storia».

Il seminario si svolge il 6 settembre dalle 17 e ci si può iscrivere su https://paw-paween.eventbride.com.

Sempre a proposito di tematiche di genere, numerose attività sono state dedicate a #ThursdaysInBlack, la campagna globale per un mondo senza stupri e violenze.

 

 

 

 

E ancora, riguardo donne e femminismi, un banchetto tra quelli presenti ai Brunnen (spazi dove si svolgono attività culturali, performances e spettacoli), è dell’International Association of Women ministers, che «promuove, incoraggia e celebra le donne nel ministero cristiano», ovvero l’ordinazione delle donne.

Dalla Spagna  

La pastora Marta Lopez Ballalta è delegata della Chiesa evangelica spagnola. Per Ballalta l’Assemblea del Cec «è uno spazio che apre gli occhi rispetto alle situazioni di tante parti del mondo, sulla complessità e l’ampiezza di quanto succede lontano da noi, una opportunità di conoscere modi diversi di pensare, anche non in sintonia coi nostri, che portano però ad un dialogo molto interessante. Spero che sia una occasione per aprire porte e contatti, per poter condividere diverse realtà».

Quanto alle sfide delle chiese in Spagna, «la laicità: noi difendiamo una società laica in cui la chiesa è una opzione. Ma c’è una laicità fraintesa dalla società, che tende a nascondere la religione, il fatto che esista un compromesso della fede in molti ambiti. Sulle migrazioni, che siano climatiche o causate dalle guerre, dobbiamo essere come chiese capaci di impegnarci per tutti e tutte – para todos. Il mondo è complesso, ci sono molte religioni e credi, dobbiamo essere capaci di impegnarci per tale complessità, rispettando le peculiarità di ognuno».

In merito ai diritti LGBTQI+, «sono sfide importanti per le nostre comunità e per le chiese. Per lo meno in Spagna è un tema cruciale, ma sul quale le chiese non hanno ancora fatto abbastanza».

 

Gruppi di lavoro ecumenici

Sono entrati nel vivo anche i lavori di vari gruppi tematici, ai quali partecipano anche membri della delegazione italiana presente a Karlsruhe. «Oggi ho presentato il risultato del gruppo di lavoro congiunto tra la chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle chiese – spiega il pastore valdese Michel Charbonnier – , un gruppo di circa venti persone che tra un’assemblea e l’altra porta avanti una riflessione comune tra questi due organismi. Si tratta di un gruppo di lavoro consultativo, che non prende decisioni dunque ma che orienta il lavoro e la discussione su temi ritenuti di importanza comune, producendo dei documenti per questi due organismi, che aiutino questi due organismi nell’impegno successivo. Ad esempio, in questi ultimi sette anni, il gruppo ha lavorato su due documenti importanti, teologici, uno sulla costruzione della pace, l’altro sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza dei migranti nelle chiese. Tutti e due si sono rilevati estremamente attuali».

Voci dalla frontiera: Mediterranean Hope, le arance di Rosarno 

Nel pomeriggio, tra le numerose attività a margine dell’assemblea, si è svolto un seminario sull’esperienza di Mediterranean Hope (MH), programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e in particolare sulle attività nella Piana di Gioia Tauro. Al workshop hanno preso parte per MH la coordinatrice del progetto, Marta BernardiniFiona Kendall e l’operatore a Rosarno Ibrahim Diabate. Al centro dell’incontro la vendita delle arance della filiera “Etika”, promossa da MH insieme a Sos Rosarno, con le testimonianze della Chiesa di Scozia e della Chiesa della Westfalia, che hanno organizzato una rete di distribuzione dei prodotti agrumicoli rispettosi dei diritti dei lavoratori braccianti e dell’ambiente.

 

Foto di Marcelo Schneider

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