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Ucraina. Il Ticino protestante accoglie

Il sito delle chiese riformate svizzere di lingua italiana intervista il pastore Giuseppe La Torre che coordina l’accoglienza dei profughi ucraini

La giornalista Luisa Nitti del giornale Voce Evangelica, espressione delle chiese riformate elvetiche di lingua italiana, ha intervistato il pastore del Canton Ticino Giuseppe La Torre. Qui di seguito l'articolo.

 Pastore Giuseppe La Torre, in questi giorni il suo telefono sta squillando molto spesso… 

Tantissimo sì, dalla mattina alla sera, per non dire dalla sera alla mattina!... 

Questo aiuto ai profughi provenienti dall’Ucraina è nato in maniera informale per iniziativa di una singola persona. E la Chiesa riformata ha risposto prontamente. Come è andata?

Alle 7 di mattina ho ricevuto una telefonata da una signora ucraina che vive in Ticino, la quale mi ha annunciato che stava arrivando un pullman con 50 donne e bambini. La signora mi chiedeva di aiutarla per trovare alloggio, o almeno una prima accoglienza, e qualcosa di caldo, per quei profughi ucraini. Ci siamo subito attivati e abbiamo preparato in chiesa un minestrone, un tè, biscotti, pane e frutta.

La Chiesa riformata era pronta?

Quando è scoppiata la guerra abbiamo subito creato un fondo pro-Ucraina. Pensavamo che ci sarebbe stata un’emergenza umanitaria e quindi volevamo essere preparati. In poco tempo abbiamo raccolto poco più di 5.000 franchi che abbiamo utilizzato per pagare un TIR che portasse al confine con l’Ucraina viveri di prima necessità, kit per l’igiene personale, ma anche delle medicine. Questo TIR è arrivato al confine tra Romania e Ucraina, poi tutto è stato trasbordato su piccoli furgoni che sono andati in Ucraina. Le medicine sono state consegnate a un ospedale pediatrico e a un ospedale oncologico di cure palliative.

Le persone arrivate adesso in Ticino dove alloggiano?

Abbiamo provveduto ad inviare qualche famiglia presso l’hotel Pestalozzi, altre famiglie della nostra chiesa hanno ospitato nuclei familiari, inoltre abbiamo messo a disposizione - a Mendrisio - un alloggio della comunità, attrezzato per ospitare persone, ma solo per brevi periodi. Una famiglia della nostra comunità ha messo a disposizione una casa a Savosa, dove abbiamo sistemato due donne con ragazzi adolescenti. Inoltre, li accompagniamo al Centro di Chiasso per la registrazione. Questo è importante, in modo che possano usufruire delle agevolazioni previste dal permesso “S”.

Molta buona volontà, dunque, però esistono anche delle difficoltà oggettive nell’aiutare queste persone che fuggono dalla guerra. La Chiesa riformata, nelle prossime settimane, intraprenderà altre azioni?

Aspettiamo un altro pullman, in arrivo nei prossimi giorni, sempre organizzato dalla signora ucraina che vive in Ticino. Noi accogliamo e rispondiamo all'emergenza, questo è ciò che possiamo fare. Siamo in contatto con le istituzioni ticinesi, qualcuno mette a disposizione delle stanze o delle case vuote, ci sono persone disposte a dare coperte, lenzuola, letti, materassi, mobili. E poi ho una lista di persone che possono accogliere, dare una mano, ma anche portare i profughi a fare una passeggiata, invitarli per un tè a casa, far giocare i bambini. Un gruppo di amiche organizzerà nella nostra chiesa, a Vacallo, una cena - tutte le domeniche sera - per fare incontrare queste persone fra di loro e offrire un po’ di calore e amicizia.

In definitiva, la vostra è anche una testimonianza in questa situazione difficile...

Siamo qui, siamo sul territorio, se c’è bisogno diamo una mano. Senza fare proselitismo o nulla del genere. Lo facciamo perché siamo persone animate da uno spirito di umanità. Rispondiamo col cuore, ma anche con intelligenza.

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