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Ucraina: «Non vi stancate di pregare per noi!»

Intervista da Kiev al pastore Igor Bandura, vicepresidente dell’Unione battista dell’Ucraina

Alle luci dell’alba di ieri la Russia ha attaccato l’Ucraina, dando inizio alla guerra che è entrata nelle nostre case attraverso le immagini di colonne di fumo, palazzi sventrati, e i suoni sinistri di sirene che richiamavano la popolazione a stare chiusa in casa, e dei colpi assordanti di artiglieria.

In serata siamo riusciti a metterci in contatto con il pastore Igor Bandura, vicepresidente senior dell’Unione battista dell’Ucraina, che è la più grande comunità protestante nel paese con 2.382 chiese, 320 gruppi missionari e 125.509 membri adulti. A lui abbiamo chiesto di raccontarci come aveva vissuto la prima giornata del conflitto.

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«Vivo a Kiev ma un’ora dopo l’inizio dell’invasione della Russia mi sono spostato in una zona più ad occidente della capitale, al momento più sicura, da cui ho potuto fare: incontri su Zoom con i responsabili delle chiese locali che si stanno preparando ad accogliere i profughi, colloqui con partner internazionali, e interviste con alcuni media internazionali. Purtroppo, a quest’ora (ore 22,30 locali), a causa delle disposizioni militari, non posso rientrare a Kiev, spero di rientrarvi domani. Le cose stanno cambiando di minuto in minuto: in alcune aree del paese la situazione è grave, si parla già di oltre una cinquantina di soldati ucraini uccisi e oltre 160 feriti; in altre zone sappiamo che non è stato facile per i russi invadere i territori velocemente, e questo ci dà la speranza che la situazione non sia così compromessa come sembra». 

– Nelle ultime settimane abbiamo sperato che prevalesse una soluzione diplomatica. Cosa ha accelerato la situazione?

«Come voi, anche tutti noi abbiamo pensato che fosse sufficiente trovare una mediazione, ma purtroppo Putin è un uomo che è autocentrato: se hai la pazienza di ascoltare qualche ora delle sue “lezioni di storia”, capisci che sta mentendo a se stesso e al resto del mondo: mescola fatti reali a suoi sogni. Putin ha un piano ben chiaro ed è ciò che vuole raggiungere: fare nuovamente grande la Russia, e chi si oppone a questa missione – come gli ucraini, gli occidentali, – è un nemico. Non gli importa il costo di quest’operazione, non gli importa quanti uomini moriranno, le terribili sanzioni imposte dall’Europa e dagli Usa e le ricadute sull’economia russa. Lui ha una missione: restaurare l’Unione sovietica. Cosa non comprendo è perché la comunità internazionale abbia atteso così a lungo a farsi sentire: le intenzioni di Putin erano già chiare durante il vertice di Minsk nel 2014 dove parlò della sua visione, ma la comunità internazionale non ha voluto prestare attenzione e ha lasciato correre l’annessione russa della penisola ucraina della Crimea, e poi la spinta separatista nel Donbass. Sono trascorsi diversi anni, ma non si è fatto nulla. La miccia della guerra di oggi è stata accesa più di dieci anni fa. 

Fin qui ho risposto da un punto di vista politico, ma sono un pastore e, partendo da una prospettiva spirituale, aggiungo che Putin è un uomo che crede di essere stato unto da Dio per portare avanti la sua missione, ma è chiaro che nulla di ciò che sta facendo viene da Dio, nulla è frutto dell’amore, della libertà, della giustizia. La Bibbia dice che i frutti del male sono: il rubare, il mentire, l’uccidere ed è questo che sta accadendo. Da un punto di vista politico noi abbiamo bisogno di un leader diplomatico, paziente, che ama la giustizia e la verità per il bene della nazione; dalla prospettiva pastorale, crediamo – anche se sembra impossibile – che ci debba essere un cambiamento, un ravvedimento. Credo che in questi eventi terribili che stanno accadendo, Dio ci stia parlando: egli vuole ricondurci a Lui, ai principi e valori cristiani, ci chiede di avere un approccio differente alla politica internazionale, alle questioni politiche, culturali, economiche, e alle relazioni con i nostri vicini». 

– In Ucraina ci sono più di duemila chiese battiste. Quali notizie arrivano dalle comunità?

«Da settimane tutte le chiese cristiane, anche le ortodosse, le pentecostali, le avventiste si stanno preparando a fronteggiare un possibile conflitto. In particolare, ogni chiesa battista ha elaborato un piano di aiuto alle persone bisognose. Oltre al digiuno e preghiera le chiese hanno pianificato l’azione di aiuto: sono state fatte liste delle persone che potrebbero ritrovarsi in grave necessità; abbiamo fatto una mappa degli approvvigionamenti di acqua nella nostra città in caso venisse sospesa la fornitura idrica; abbiamo conservato del cibo; abbiamo organizzato anche un aiuto medico di primo soccorso. Non appena abbiamo saputo della minaccia dell’attacco, i nostri pastori attraverso le chat comunitarie, hanno invitato le persone a trovare rifugio nei seminterrati dei locali di culto. Sappiamo che molti hanno già dormito ieri notte nei seminterrati e condiviso momenti di fraternità cantando canti, elevando preghiere insieme, e leggendo la Bibbia. La notizia che le chiese stanno offrendo un luogo accogliente e confortevole, in cui trovare riparo si è sparsa, e stanno accorrendo anche persone esterne alle comunità. In una chiesa battista sono arrivati più di 80 adulti con bambini e stiamo organizzando un’ulteriore raccolta di cuscini, coperte, e generi di prima necessità. In verità i nostri locali di culto non hanno la garanzia di essere posti sicuri, ma ciò che la gente sta cercando è un posto in cui si respiri un’atmosfera di pace, dove c’è ascolto aperto e sostegno, che consolano il cuore. La gente ha bisogno di parlare e di essere ascoltata. Da una parte c’è Putin, una macchina da guerra con le sue strategie di morte, e dall’altra ci sono persone semplici che vogliono vedere la gloria di Dio. Ti domandi: chi vincerà? Non so chi vincerà in questo scontro, certo, come uomo spererei che la vittoria fosse degli Ucraini, ma come cristiano attendo che Dio riveli la sua gloria in modo speciale: facendo cadere giù dai troni i potenti ed innalzando le persone umili. Questo è ciò che vorrei vedere nel mio paese. È questa la nostra preghiera, la nostra speranza, ed è questo ciò che ci motiva. Non vi stancate di pregare per noi!».  

– Qual è in questo momento il messaggio che i discepoli di Cristo in Ucraina sono chiamati a dare?

«Il nostro compito è amare Dio, amarci gli uni gli altri, amare la libertà, rimanere uniti, scegliere sempre il bene, essere grati per ciò che abbiamo e condividerlo con generosità con coloro che hanno perso ogni cosa». 

– Quale parola della Scrittura può aiutarvi a combattere la paura?

«Per sconfiggere la paura dobbiamo avvicinarci sempre più alla profonda comprensione del significato dell’amore, perché “nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura” (I Giov. 4, 18). Quando l’amore è presente la paura scompare: più amore significa meno paura. Più amore di Dio sappiamo vivere, coltivare, meno posto ci sarà per ogni tipo di paura».

 

Foto di AntoFran

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