Pralafera 2021, l’attualizzazione delle lotte per i diritti dei lavoratori
06 ottobre 2021
In scena il nuovo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna
Ci sono molte cose belle nel nuovo spettacolo del GTA, il 117° in quasi 50 anni di storia. Il prossimo anno infatti si festeggeranno i 50 anni di una compagnia teatrale gloriosa, portata avanti da passione, impegno, cultura e tanto volontariato.
“Le donne di Pralafera”, la proposta di quest’anno, è l’attualizzazione dello spettacolo del 1978 che fu dedicato al racconto dell’occupazione del cotonificio Mazzonis a Pralafera nel 1920. Un periodo in cui la val Pellice si stava industrializzando e aumentavano ricchezza e benessere e posti di lavoro, ma la differenza tra chi deteneva i mezzi di produzione e la forza lavoro era enorme e continuava ad aumentare sempre di più.
Nel 1920, precisamente il 27 febbraio 1920, gli operai ma soprattutto le moltissime operaie del cotonificio fecero uno sciopero di 48 giorni e poi occuparono la fabbrica. L’occupazione fu decisa dall’unità sindacale della Cgil, allora già nata e unico sindacato italiano, appoggiata e sostenuta dal Partito Socialista, anche attraverso la presenza del deputato Matteo Gay e con l’invio di una relazione molto dettagliata, da parte di un ingegnere del sindacato e del partito inviato da Togliatti e Gramsci sulla condizione del lavoro delle operaie e sul fatto che la produttività fosse stata migliore nei giorni dell’occupazione e dell’autogestione, piuttosto che sotto il comando dei proprietari, i baroni Mazzonis.
Lo spettacolo è davvero bello per molte ragioni. Innanzitutto è costruito ad anello, e poi è ironico al punto giusto, divertente, ma con il fondo impegnato del teatro civile che da sempre, fortunatamente, contraddistingue il GTA. Sotto la sapiente regia di Claudio Raimondo, storico regista milanese da sempre legato al GTA la pièce teatrale inizia parlando dell’attualità e di un consiglio comunale ai giorni nostri che discute e cerca di capire come affrontare l’ennesima crisi lavorativa di fabbriche che chiudono e lasciano senza lavoro e stipendio le persone. Partendo da questo spunto si torna indietro con la memoria e con il ricordo di Marisa Sappè che interpreta un’anziana signora dei nostri giorni che ricorda com’era alienante il lavoro in fabbrica in catena di montaggio con i capireparto che ti picchiavano se non stavi dietro alla produzione o se la rallentavi per un piccolo dolore. Ma ricorda anche di come le donne, le ragazze e le bambine di allora avessero resistito con l’unità e la coesione. Non senza discussioni interne e qualche divergenza, ma sull’idea che per far rispettare i propri diritti a volte è necessario alzare il livello dello scontro, su questo, c’era la netta maggioranza dei lavoratori.
All’epoca, lo Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970 non era ancora stata inventata. Anzi... di acqua sotto i ponti dei diritti ne sarebbe dovuta ancora passare moltissima, perfino le camicie nere e la tragedia fascista.
La produzione di questa attualizzazione dello spettacolo del 1978, è impreziosita dall’inserimento di tre giovani attori (Samuele Lazzero, Miriam Gallo ed Ester Cabiati) davvero bravi e motivati. E’ È fondamentale passare il testimone e fare in modo che la memoria non si perda. Speriamo che ci possano essere altre repliche e possa essere visto anche in altri comuni dato che le tre serate sono andate tutte soldout.
L’occupazione di Pralafera nel 1920, dopo i 48 giorni di sciopero, non durò che pochi giorni e cessò perché lo Stato decise la requisizione degli stabilimenti (e in un secondo tempo li riconsegnò ai Mazzonis).
Quella di Pralafera fu comunque la seconda occupazione di fabbriche in Italia, dopo quella di Sestri Ponente, e rappresentò con ogni probabilità la prova generale dell’occupazione delle fabbriche del settembre successivo e del famoso biennio rosso. In un suo articolo, Luigi Einaudi, futuro secondo presidente della Repubblica, sul “Corriere della Sera”, definì il “caso Mazzonis una delle pietre miliari di una profonda trasformazione avvenuta nei rapporti tra capitale, lavoro e Stato”.
«Dopo questo spettacolo – spiega Jean Luis Sappè – che potrebbe essere riproposto dalla SPI CGIL a Pinerolo entro la fine dell'anno, il GTA si appresterà a programmare gli interventi da realizzare nel 2022, per il cinquantenario della sua fondazione. Sono previste la pubblicazione "Un Teatro di libertà: dalle Unioni Giovanili Valdesi al Gruppo Teatro Angrogna" (Claudiana), la messa in scena di due nuovi spettacoli, diversi momenti di festa e di aggregazione con proiezioni video, mostre e concerti con il coro di Baio Dora e l'Eiminal. Nel contempo si inizierà a scrivere la "Proposta 2023", un testo su temi di forte attualità, con la presenza sul palco di diversi giovani attori ed attrici che affiancheranno i "vecchi" del Gruppo, cinque dei quali sono soci fondatori dell'associazione.
La rassegna si svilupperà, pandemia permettendo, dalle Valli al resto del Pinerolese, con puntate in Toscana e in Veneto, e due tournées di una settimana ciascuna, una in Francia, nel Lubéron, l'altra nel Trentino, ad Altavalle di Cembra».