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Il clima e l’impegno africano

I leader religiosi africani sono stati esortati a spingere a un’azione tangibile e immediata per contrastare gli effetti del cambiamento climatico

I leader religiosi africani sono esortati a promuovere e a intraprendere con maggiore impegno azioni tangibili per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

E a farlo mentre i governi si incamminano verso i prossimi negoziati per il clima della 26° Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP 26) che si terranno nella città di Glasgow, nel Regno Unito il prossimo novembre.

Fidon Mwombeki, il segretario generale della All Africa Conference of Churches, la Conferenza delle chiese africane, ha ricordato che «i leader religiosi non possono più tacere poiché la popolazione africana continua a soffrire per gli effetti estremi del cambiamento climatico. I leader religiosi stanno anch’essi assistendo agli effetti legati all’aumento delle temperature, della siccità eccessiva, dei cambiamenti meteorologici che producono cicloni e inondazioni eccessive. I conflitti derivanti dalla competizione per accaparrarsi le risorse idriche producono inoltre effetti quali l’esaurimento di attività pastorizie e nuove siccità».

Il pastore Mwombeki l’ha detto rivolgendosi alla Chiesa luterana in Tanzania in occasione di una tavola rotonda dedicata al cambiamento climatico promossa nella capitale etiope, Addis Abeba. Il tema era «Il benessere della Terra è il nostro benessere». Invitando i leader religiosi e gli esperti del clima, il gruppo di lavoro ha mostrato il proprio programma sui cambiamenti climatici e a redigere un documento di sintesi d’impegno da attuare prima, durante e dopo la Cop-26.

«Il nostro pianeta è in pericolo a causa del cambiamento climatico… il Creato è una ricchezza, niente è solo una semplice materia prima. Il dono del nostro pianeta dev’essere trattato con devozione e gratitudine», ha detto Abba Aregawi, del Dipartimento Affari Esteri della Chiesa Ortodossa Etiope di Tewahedo.

Anche un solo piccolo aumento delle temperature globali «devasterà le creature viventi, la flora e la fauna», afferma il documento concettuale e progettuale promosso all’incontro. «Le foreste pluviali - i polmoni del mondo - sono minacciate». E avverte che, «il mondo si sta avviando a superare il limite del riscaldamento globale e che se questo avverrà, ciò potrebbe provocare cambiamenti duraturi nel sistema climatico».

Foto di Albin Hillert, Cec

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