Chiesa di Scozia. Un sogno di equità e giustizia nel dopo elezioni
18 maggio 2021
Le recenti elezioni confermano una linea indipendentista in Scozia. La chiesa nazionale si interroga sui suoi compiti e sui valori comuni e condivisi
«Uno degli sviluppi entusiasmanti sui risultati delle elezioni è che il Parlamento scozzese ha ora 58 deputate. È il 45% di rappresentanza di donne. La percentuale più alta da quando il Parlamento è stato istituito, nel 1999». Esordisce così la Chiesa di Scozia, interpellata dall’Agenzia Nev per commentare le recenti elezioni.
«C’è inoltre – prosegue la Chiesa di Scozia – il maggior numero di deputati asiatici e di comunità etniche minoritarie rappresentate finora, con 6 deputati (quasi il 5%).
Sono stati eletti 43 nuovi membri del Parlamento (su un totale di 129). Quindi, sebbene la quota tra i diversi partiti sia molto simile alle precedenti elezioni, ci saranno nuovi volti, nuove idee ed esperienze che contribuiranno alla futura legislazione».
Queste elezioni hanno confermato una linea indipendentista nel Paese. La leader del Partito Nazionale Scozzese Nicola Sturgeon ha già confermato di voler indire un nuovo referendum sull’indipendenza. Sturgeon, riferisce il Guardian, ha dichiarato infatti: «Visto il risultato di queste elezioni, semplicemente non c’è alcuna giustificazione democratica per Boris Johnson o per chiunque altro cerchi di bloccare il diritto del popolo scozzese di scegliere il nostro futuro».
Le priorità per il nuovo Parlamento, spiega la Chiesa di Scozia all’Agenzia Nev in una nota inviata dal pastore Ian Alexander, includeranno «la costruzione di una ripresa dalla pandemia Covid. Il lavoro per la riduzione delle emissioni di carbonio. L’accoglienza al vertice delle Nazioni Unite sul clima (COP26) a Glasgow, a novembre. La lotta alla povertà infantile. Il miglioramento degli standard educativi nelle scuole. La riforma dell’assistenza sociale».
Il ruolo della Chiesa
Le questioni di giustizia, equità e cura per il creato «continueranno a essere quelle a cui la Chiesa contribuirà maggiormente nei prossimi mesi».
La Chiesa di Scozia ha fra l’altro venduto recentemente le sue azioni nelle compagnie petrolifere e del gas, dopo molti anni di critiche da parte dei suoi membri.
«Accogliere i nuovi scozzesi, coloro che sono emigrati da altre parti del mondo e vogliono chiamare "casa" la Scozia, rimane importante» sottolinea ancora la Chiesa di Scozia, che resta impegnata nella ricerca di un modello di accoglienza «più equo, più aperto e trasparente» e si oppone al Nuovo piano per l’immigrazione del governo britannico che, secondo la Chiesa, «causerà danni e sofferenze e violerà gli obblighi della convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati».
L’approccio politico
I risultati delle elezioni mostrano come Scozia e Inghilterra sembrino essere su «diversi cammini politici». Il successo conservatore in Inghilterra si basa sull’agenda populista della Brexit di Boris Johnson. Questo approccio alla politica, chiaramente, non fa presa in Scozia, dove c’è un alto sostegno per il Partito nazionale, che vuole che la Scozia diventi un paese indipendente e rientri nell’Unione europea.
Un nuovo referendum sull’indipendenza sembra ormai vicino
È una questione su cui la Chiesa non ha preso posizione. La Chiesa di Scozia è stata imparziale sull’argomento già per il referendum del 2014, e se ci sarà un altro sondaggio è probabile che vorrà rimanere neutrale. Si legge ancora nella nota: «Il ruolo della Chiesa, con la sua presenza in ogni comunità, sarà quello di lavorare per promuovere un discorso politico positivo. L’importanza di mantenere le opinioni con passione e impegno, senza causare divisioni o ferire gli altri, è di vitale importanza. E la Chiesa, a livello locale, così come nel suo lavoro con le istituzioni nazionali, ha il ruolo di ricordare e richiamare a quei valori condivisi e allo scopo comune».
La Chiesa di Scozia vede fra i suoi compiti quello di «chiedere in che tipo di paese il popolo scozzese voglia vivere, che tipo di valori il popolo scozzese voglia che il suo paese esprima. E ammette la questione di individuare quale sia il miglior quadro costituzionale per raggiungere questo obiettivo attraverso il voto. La nostra speranza è che ascoltando, imparando, condividendo e camminando insieme a molte persone da tutto il mondo e nella Chiesa, in patria e all’estero, possiamo perseguire, nel nome di Cristo, il sogno di una Scozia più giusta e più equa, di un mondo più giusto e più equo».