Passioni artistiche
02 aprile 2021
Due iniziative, in una chiesa episcopale dell’Arizona e nella chiesa metodista inglese, reinterpretano in modo artistico l’idea della via crucis con temi di grande attualità
Non è una novità, che il tema della Passione sia il più rappresentato nella storia dell’arte, e che nel corso dei secoli abbia toccato varie discipline, dalla pittura, alla scultura, all’architettura, al teatro (pensiamo alla notissima Passione di Sordevolo, che ogni cinque anni viene allestita nell’omonimo piccolo comune biellese attirando spettatori da tutto il mondo), senza dimenticare ovviamente il cinema.
Il rito della “via Crucis”, con le sue quattordici stazioni (più una aggiunta, che riguarda la Risurrezione), oltre a essere una celebrazione religiosa, ha dato spunto per cicli pittorici ma anche realizzazioni in esterno, veri e propri “cammini spirituali”. Una pratica che affonda le proprie radici in tempi assai lontani, e mescola tradizioni popolari, sacro e profano, arrivando fino a oggi.
Ed è proprio il parallelo fra Passione di Cristo e dimensione artistica ad avere ispirato due belle iniziative, nate non in ambito cattolico, ma episcopale e metodista.
La prima è una serie di teli dipinti in bianco e nero, e posizionati con due semplici paletti, in mezzo agli sterpi e cactus dell’Arizona. L’idea è dell’artista Michelina Nicotera-Taxiera, parrocchiana della chiesa episcopale degli Apostoli di Oro Valley, Arizona, che ha pensato di ricreare le 14 stazioni tradizionali legandole al dramma dei migranti. “Gesù cade la prima volta” diventa quindi una madre che cade per terra mentre fugge portando in braccio i suoi due bambini attraverso il deserto. “Gesù muore sulla croce”, quella a cui l’autrice tiene di più, rappresenta le croci con i nomi e le età di tanti bambini morti lungo la frontiera nel loro difficile viaggio verso la speranza.
La “Via Crucis dei migranti”, come è stata chiamata, si trova lungo un sentiero di preghiera vicino alla chiesa degli Apostoli, poco a nord di Tucson, non distante dal confine con il Messico. Ogni anno la parrocchia espone l’opera di un artista locale, e la chiesa non ci ha pensato due volte a promuovere l’opera di Nicotera, che ben presto ha attirato “pellegrini” non soltanto episcopali ma anche di altre confessioni, mormoni, cattolici, battisti, ebrei, in un cammino che ha coinvolto tutti profondamente e favorito il dialogo.
L’articolo con questa storia e la testimonianza dell’autrice si può trovare qui.
La seconda iniziativa nasce da una passione (è proprio il caso di dirlo) della pastora metodista inglese Rachel Parkinson, presidente del Distretto di Wolverhampton e Shrewsbury (vicino a Birmingham, per intenderci), ed è connessa, come l’esempio appena citato, a un tema di attualità: in questo caso, la pandemia Covid-19. La pastora, appassionata di lavorazioni con il vetro, ha creato dodici tavolette con altrettante parole chiave: sei “stazioni della croce” e altrettante “stazioni della risurrezione”. Da un lato quindi troveremo incertezza, ansia, panico, stare a casa, insonnia, rabbia, fragilità…. e dall’altro comunità, aiuto, cambiamento, scoperta, adattamento, transizione, speranza, empatia, coraggio…
L’idea è molto graziosa e la sua realizzazione veramente bella da vedere, oltre a essere uno spunto per un lavoro con i bambini, utilizzando materiali di recupero.
Le immagini e i dettagli si possono trovare qui, mentre in questo video su YouTube si può vedere la pastora all’opera, mentre racconta la sua testimonianza di fede sul tema della contemplazione.