Determinante la riflessione sul nesso “religione e violenza”
19 febbraio 2015
Il tema al centro del lavoro della Commissione per gli affari internazionali del Cec
La violenza perpetrata in nome della religione è «una questione determinante per la nostra generazione», ha affermato Canon David Porter parlando ai membri della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali (Ccia) del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Porter, direttore per il ministerio della riconciliazione al Lambeth Palace di Londra, residenza ufficiale dell’arcivescovo di Canterbury, ha partecipato via skype all’incontro che ha stabilito le linee di lavoro della Ccia per i prossimi anni.ì
Nel corso della riunione svoltasi lo scorso 17 febbraio, Porter ha detto che la violenza giustificata religiosamente è una sfida globale, e non è solo un problema del mondo arabo. «La realtà è che quelli che promuovono tale violenza stanno attuando una profonda ricerca nelle proprie tradizioni religiose, nel tentativo di trovare giustificazioni alle loro azioni. La sfida per noi è, dunque, quella di analizzare di nuovo tutte le tradizioni religiose e vedere come esse e i testi sacri sono usati per giustificare la violenza», Porter ha detto.
In particolare Porter ha sottolineato la necessità di approfondire ciò che spinge i giovani ad essere attratti dalle opinioni formulate dagli estremisti. Per molti si tratta di una questione ideologica, e gran parte della loro rabbia e violenza ha radici rintracciabili in motivazioni economiche e socio-politiche. Infine, Porter ha espresso la necessità di creare uno spazio sicuro in cui i leader religiosi possano apertamente e onestamente affrontare la questione del perché le persone sono sedotte dalle narrazioni estremiste.
Audeh B. Quawas, membro della Ccia proveniente dalla Giordania, ha osservato che la religione non è l’unica ragione dietro la violenza dilagante in tutto il mondo. «L’ingiustizia, la corruzione e le dittature sono i principali motivi che incitano alla violenza nelle comunità e nelle società», ha detto.
Il rev. Elenie Poulos, altro membro della Ccia proveniente dall’Australia, ha individuato la violenza di matrice religiosa come una delle priorità chiave per il lavoro della Commissione. «Le chiese hanno bisogno di elaborare un nuovo linguaggio per affrontare la violenza di matrice religiosa, soprattutto in Medio Oriente. Dobbiamo esaminare con attenzione questi problemi complessi, prendendo in considerazione tutti gli aspetti», ha aggiunto Poulos.
Peter Prove, direttore della Ccia, ha evidenziato il ruolo storico delle chiese nelle questioni internazionali, testimoniato dal lavoro della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali fin dalla sua fondazione nel 1946. «Fin dall’inizio, la Ccia ha svolto un ruolo importante, soprattutto nel processo formativo delle Nazioni Unite e nella stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani. È nostra responsabilità e nostro privilegio proseguire e migliorare il ruolo e l’impatto della Ccia nell’elaborare una risposta ecumenica alle minacce a cui sono sottoposte la giustizia e la pace nella nostra generazione», Prove ha affermato.
Fonte e foto: Cec