Preoccupazione per l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran
14 dicembre 2020
È quanto ha espresso un gruppo di leader religiosi di diverse confessioni presenti negli Stati Uniti in una lettera inviata al neopresidente Biden
L’11 dicembre scorso, un gruppo di leader religiosi di diverse confessioni presenti negli Stati Uniti – tra cui Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese di Cristo degli Usa – ha inviato una lettera al Presidente neoeletto Biden e ai membri del Congresso esprimendo profonda preoccupazione per l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran.
«Il recente assassinio dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh e il movimento simultaneo delle navi da guerra statunitensi nella regione del Golfo hanno aumentato drasticamente il rischio di uno scontro armato – scrivono i firmatari –. Le nostre tradizioni di fede ci insegnano che in tempi di incertezza e conflitto, il modo migliore per andare avanti è attraverso la diplomazia e il processo di pace, non la guerra o le minacce di violenza».
I leader sottolineano che il possesso di armi nucleari da parte di qualsiasi paese, compreso il loro, rimane un pericolo evidente per la sicurezza umana globale, e che la politica di “massima pressione” contro l’Iran non è riuscita ad arginare questo pericolo. «Al contrario – prosegue la lettera –, il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano, l’imposizione di sanzioni economiche paralizzanti e l’assassinio del generale Qassim Soleimani lo scorso gennaio hanno solo acuito le sfide nucleari».
Il leader religiosi, fra gli altri metodisti, presbiteriani, discepoli di Cristo, evidenziano che le sanzioni statunitensi e internazionali invece di determinare un cambiamento nella politica estera iraniana, hanno colpito soprattutto milioni di cittadini iraniani innocenti, che hanno subito carenze di forniture sanitarie e umanitarie critiche proprio in un momento in cui il COVID-19 sta devastando il paese.
«Per evitare che questa situazione si aggravi – prosegue la lettera –, vi chiediamo di condannare pubblicamente l’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh, dimostrare moderazione, cercare attivamente l’allentamento delle tensioni e sostenere il rapido ritorno da entrambe le parti ai termini del PACG. Ulteriori minacce, sanzioni e uso della forza militare destabilizzeranno ulteriormente la regione e porteranno alla perdita di preziose vite umane da tutte le parti. La guerra avrà un impatto sui più vulnerabili, causando danni irreparabili e offuscando le prospettive di pace.
Ringraziando i destinatari per il servizio pubblico che stanno svolgendo per il paese in questo periodo estremamente difficile, la lettera si conclude con: «Sappiate che stiamo intercedendo per tutti voi nelle nostre preghiere e che vi ringraziamo per la considerazione che darete alla nostra richiesta».