Prima donna a guidare i riformati svizzeri
03 novembre 2020
Dopo i mesi incerti seguiti alle dimissioni di Gottfried Locher, eletta ieri la pastora Rita Famos, presentata dalla Chiesa di Zurigo
La pastora Rita Famos diventa la prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio della Chiesa evangelica riformata della Svizzera (Cers). I delegati al Sinodo (organo deliberativo) l’ hanno eletta con 47 voti su 78 durante la sessione virtuale del 2 novembre. In un duello femminile al vertice, la teologa e pastore della Chiesa riformata vodese Isabelle Graesslé, l’altra candidata, ha ottenuto 25 voti.
Cosa ha fatto la differenza? «Certamente la mia esperienza passata all'interno della Cers e del suo Consiglio, il che mi ha permesso di lavorare con molte persone e di acquisire la loro fiducia», analizza Rita Famos sul sito Protestinfo.ch. Ex membro dell'esecutivo, la donna, cresciuta nel cantone di Berna ha infatti accumulato esperienze ecclesiali, in particolare all'interno della Chiesa riformata di Zurigo, dove dal 2013 dirige il servizio di cappellania. Due anni fa si è candidata alla presidenza, ma era stata sconfitta da Gottfried Locher.
Assumendo la presidenza della Chiesa elvetica nel gennaio 2021, Rita Famos rappresenterà tutti i riformati in Svizzera. Presterà un'attenzione particolare alla minoranza francofona che da trentacinque anni attende di essere nuovamente rappresentata nell'esecutivo? «Le loro realtà sono diverse da quelle delle Chiese di lingua tedesca, ma non sono così distanti. Conosciamo anche la secolarizzazione e dobbiamo imparare da questa esperienza», osserva la pastora. E aggiunge: «Ci sono progetti molto interessanti in via di sviluppo nella Svizzera romanda, come i ministeri dei pionieri o il Lab di Ginevra. Sono tutte iniziative che possono interessare l'intera Svizzera». Per assorbirlo appieno, la nuova presidente ha anche in programma di "viaggiare" nella Svizzera romanda per entrare in contatto, ma anche per ascoltare le idee, nonché i problemi e le sfide delle chiese membri.
Per quanto riguarda le sfide della Cers, Rita Famos ne indica due. Di fronte alla seconda ondata di coronavirus, resta la questione della comunione tra le chiese aderenti, che consentirà di attraversare insieme questa crisi. «Dobbiamo anche lavorare con e per la società, soprattutto attraverso le cappellanie e inviare segnali forti, perché la Chiesa non è lì solo per i suoi membri, ma per tutta la società».
Infine, è impossibile ignorare la crisi che sta attraversando l'istituzione dalle dimissioni dell'ex presidente della Chiesa evengelica riformata svizzera Gottfried Locher lo scorso maggio, a seguito delle accuse di abusi nel contesto dei rapporti di lavoro. Mentre la crisi si polarizza, Rita Famos non minimizza, ma ricorda che «quanto accaduto non riguarda tutta la Chiesa. Di fronte all'impegno di molti membri di base, è essenziale poter concentrare l'attenzione altrove».
Attualmente, il lavoro della commissione d'inchiesta nominata dal Sinodo si concentra sull'esame delle misure cautelari esistenti all'epoca delle presunte accuse a carico di Gottfried Locher. Un periodo durante il quale Rita Famos era membro del Consiglio. Ad oggi, le indagini non sono terminate. «È importante che un'indagine non cerchi prima i colpevoli, ma soluzioni per gestire al meglio tutto questo, e per analizzare le conseguenze», afferma la neoeletta presidente. Rita Famos è una dei dodici firmatari di una lettera aperta inviata in primavera all'esecutivo della Cers al fine di chiedere un'indagine indipendente sulla questione che stava montando.