Nuovi scontri nel Nagorno Karabakh
13 ottobre 2020
Il Consiglio ecumenico delle chiese e la società civile italiana chiedono che si arrivi presto a una vera pace tra l’Azerbaigian e l’Armenia
Il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Ioan Sauca, ha espresso la sua più profonda preoccupazione per la violazione del cessate il fuoco umanitario concordato tra l’Armenia e l’Azerbaigian lo scorso 10 ottobre a Mosca.
«Esortiamo le parti in conflitto a porre immediatamente fine a tutte le azioni militari e a rispettare l’accordo di Mosca e il concordato silenzio delle armi. Chiediamo altresì alle parti di impegnarsi per giungere un dialogo che eviti l’uso della forza; un dialogo costruttivo teso a proteggere le vite umane e i diritti, a prevenire nuovi attacchi alle infrastrutture civili e ai luoghi di culto. Infine, di porre nuove basi affinché si giunga al più presto a una pace sostenibile», ha affermato Sauca.
Un appello accorato quello di Sauca, perché tra i tragici effetti del conflitto v’è stato anche l’attacco alla cattedrale di Ghazanchetsots (conosciuta anche come del Salvatore ed è una cattedrale della chiesa apostolica armena situata nella città di Şuşa, de iure in Azerbaigian ma de facto nella repubblica dell’Artsakh) e nella quale molti civili si stavano rifugiando.
Ieri, infatti, le forze armate armene e azere sono tornate a impugnare le armi. Bombardamenti sono stati uditi nella città azera di Barda, non lontano dalla linea del fronte.
Nel frattempo, Baku (capitale dell’Azerbaigian) e Erevan (capitale dell’Armenia) si accusano a vicenda di aver violato il cessate il fuoco, siglato sabato scorso.
«Una situazione difficile, molto dolorosa, e pericolosa anche per chi cerca un possibile rifugio nei luoghi di culto - ha proseguito Sauca -. Condanniamo ogni attacco rivolto ai reciproci siti religiosi e culturali. Preghiamo e ci auguriamo che i leader e le istituzioni religiose, insieme ai responsabili delle decisioni politiche e militari, possano unirsi nello sforzo comune per porre fine a questo conflitto», ricordando che «proteggere ogni vita umana e comprendere il valore dell’esperienza interreligiosa nel reciproco rispetto è l’unica via per costruire un futuro di pace, di giustizia e di dignità umana».
Anche la Conferenza delle chiese europee (Kek), che rappresenta 114 chiese nel Continenete, nei giorni scorsi si era rivolta all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e al Servizio europeo per l’azione esterna, chiedendo di aumentare gli sforzi per una soluzione pacifica e duratura nel Nagorno-Karabakh.
E in Italia, si stanno moltiplicando gli appelli per chiedere la fine del conflitto. Uno di questi, firmato da molti intellettuali, è stato consegnato solo ieri al Parlamento italiano per chiedere la pace nel Caucaso.
«Rifiutiamo la logica della guerra, vogliamo la pace - esordisce l’appello -. Rifiutiamo la violenza, la sopraffazione, la negazione dei diritti e dell’identità armena del Nagorno Karabakh. Consideriamo il Nagorno Karabakh come parte integrante dell’Armenia storica e riteniamo fuorviante parlare di separatismo», riferendosi all’attacco che l’Azerbaigian dal 27 settembre scorso ha sferrato contro il Nagorno e l’Armenia.
«L’attacco - prosegue l’appello - non sarebbe possibile senza un massiccio aiuto militare della Turchia. Durissimi combattimenti sono in corso lungo la linea di contatto e pesanti bombardamenti colpiscono in modo indiscriminato insediamenti civili».
Un conflitto che è stato definito dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite come uno scenario, nel quale, per giorni, si sono succedute «uccisioni, torture, violenze sessuali e ruberie contro la popolazione armena», ha ricordato l’Onu.
L’appello ricorda poi che è proprio per «proteggere la popolazione del Nagorno Karabakh che l’Armenia occupa i distretti azeri a ridosso della regione. Il popolo Armeno è sopravvissuto al genocidio del 1915-1922 e vuole evitare che si ripeta ora su scala azera».
L’appello conclude appellandosi anch’esso «Alle Nazioni Unite e all’intera Comunità Internazionale perché fermi questa aggressione armata contro il Nagorno Karabakh e l’Armenia e difenda i diritti fondamentali di dignità, libertà, identità socio-culturale degli armeni.
Ci appelliamo all’Osce, in particolare al Gruppo di Minsk, per il cessate il fuoco e per la ripresa del negoziato che prospetti una soluzione pacifica definitiva, garantita da un’efficace forza di monitoraggio internazionale (“Caschi Blu”). Confidiamo che l’Europa e l’Italia s’impegnino in questo percorso di pace in linea con i propri principi e i propri valori. L’Armenia e tutto il Caucaso sono il Vicinato dell’Europa e questa pace è interesse della stessa Europa».
Infine l’appello chiede al Parlamento italiano che, «le Istituzioni, tutte, si facciano promotrici di un’azione forte per sensibilizzare la Comunità e le Sedi Internazionali (Osce, Nazioni Unite, Parlamento Europeo), al fine di indurre le parti a giungere a una pace giusta e duratura».
Sostengono questo appello:
Sonya Orfalian, scrittrice (promotrice)
Curzio Maltese, giornalista
Nicola Piovani, compositore
Maria Immacolata Macioti, sociologa
Franco Ferrarotti, sociologo
Luigi Manconi, sociologo, già presidente comm. Diritti Umani Senato
Anna Foa, storica
Laura Mirachian, ambasciatore
Rocco Cangelosi, ambasciatore
Gen. Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa
Bruno Manfellotto, editorialista L’Espresso
Giancarlo Santalmassi, giornalista
Arnaldo Nesti, sociologo
Enrico Calamai, ex-console
Michele Bagella, docente universitario
Gian Paolo Bagella, senior advisor
Manuela Fraire, psicanalista
Gloria Bartoli, docente universitaria
Riccardo Paternò, Pres. EY Business School e Fondazione Ernst Young
Guido Rivolta, consulente rapporti istituzionali e comunicazione
Gabriele Nissim, presidente Gariwo (Foresta dei Giusti)
Simona Marchini, attrice e ambasciatrice UNICEF
Giorgio Battistelli, compositore
Dario Marianelli, compositore
Vincenzo Vita, pres. Arch. audiovisivo mov. Operaio e democratico
Stefano Levi della Torre, scrittore-docente
Pietro Kuciukian cofondatore Gariwo (Foresta dei Giusti)
Anna Maria Samuelli, cofondatrice Gariwo (Foresta dei Giusti)
Roberto Olla, giornalista
Danila Satta, giornalista e scrittrice
Silvia Bre, poeta
Giuliano Taviani, compositore
Valerio Magrelli, scrittore,
Arnaldo Nesti, sociologo
Lucia Poli, attrice
Franca Coen, Comunità Ebraica Roma
Pasquale Catalano, compositore
Stefano Mainetti, compositore
Pivio, compositore
Stefano Reali, regista e compositore
Riccardo Giagni, compositore e musicologo
Ludovica Modugno, attrice
Marco Carniti, regista
Grazia Moffa, sociologa
Lucyna Gebert, linguista, già Sapienza Univ. di Roma
Rita Paris, Fondazione Bianchi Bandinelli
Alessandra Sannella, sociologa
Alessandro Molinari, compositore
Paolo Macioti, già dirigente RAI.
Nicola Porro, sociologo, saggista
Gianni Schilardi, editore
Simonetta Bisi, sociologa, saggista
Giuliano Campioni, saggista
Fabrizio Fornaci, compositore
Isa Ciani, operatrice socio-culturale
Roberto Cipriani, sociologo, saggista
Alfonsina Russo, dir. Parco archeologico del Colosseo
Vittorio Lannutti, Univ. Politecnica delle Marche
Mara Clemente, Integrate Research at CIES-ISCTE-IUL Portogallo
Lavinia Oddi Baglioni, insegnante, saggista, circolo Montevecchio
Irene Ranaldi PHD, presid. Associazione Culturale Ottavo Colle
Fiamma di Montezemolo, antropologa e artista, Univ. Davis, California
Tarek Elhaik, antropologo culturale, Univ. Davis, California
Gianni Innocenti assessore urbanistica comune di Tivoli
Nicolas Martino, docente universitario
Irma Toudjian, pianista, compositrice
Francesca Manca, psichiatra
Stefania Salvadori, psicoanalista
Francesco Gana, editore
Lilia Zaouali, scrittrice
Ruggero Manciati, industriale
Marina Veronesi, insegnante
Giuseppe Faso, insegnante
Anna-Lou Toudjian, attrice
Viviana Vacca, filosofa, insegnante
Enrico Pugliese, professore emerito, Sapienza Univ. di Roma, IRPPS CNR
Elena Spinelli, sociologa e assistente sociale
Carlo Postiglione, sindacalista
Gian Piero Jacobelli, filosofo e antropologo
Sylvie Mutafian, docente Università di Torino
Claudio Paravati, direttore rivista e Centro studi "Confronti"
Maurizio Redegoso Kharitian, musicista
Maria Giuseppina Tagliasacchi, pensionata
Stefano Lenza, pensionato
Anna Maria Calore, pres. Ass. Volontariato “Raccontarsi-Raccontando”
Eva Toudjian, dirigente amministrativo
Giuseppe Salvatori, artista
Stefania Portaccio, scrittrice
Simon Pietro Cussino, artista
Giulio Farnese, attore
Silvana Zocchi, Asso-Associazione Solidale, Torino
Antonina Serra, medico
Alberto Soi, grafico
Carla Marchini, imprenditrice teatrale
Marisa Ranieri Panetta, archeologa e scrittrice
Sante Polica, docente universitario
Marina Beer, docente universitario
Antonella Catini, artista
Anna Maria Pensa, pedagogista
Giuseppe Modica, artista
Luigi Battisti, artista,
Vittoria Biasi, storica e critico d’arte
Debora D’Errico, docente
Alice Rubbini, curatrice
Tea Cucchi, psicoterapeuta
Patrizia Bettarelli, illustratrice
Barbara Enna, imprenditrice
Franca De Angelis, impiegata
Antonio Ciniero, docente Università del Salento
Flavio Micheli, artista
Fausto Lepori, imprenditore
Marina Mureddu, ricercatrice
Elda Monaldi Blanc, psicologa
Riccardo Caporossi, regista e attore
Michela Pertile, commercialista
Domenico Maddaloni, docente universitario.
Andrea Farri, compositore
Valentina D’Agostino, attrice
Giorgio Marchesi, attore
Maria Ida Biggi, docente universitaria, curatrice archivio Cini
Cristiano Chiarot, sovr. la Fenice, Maggio Mus. Fiorentino
Arda Kiljian, dirigente
Sergio Anrò, attore
Rosa Tignanelli. preside
Giovanni Ricciardi, docente universitario
Giovanni Coda, regista
Gian Mario Gillio, giornalista
Marisa Coni, psichiatra
Emile Abou, architetto
Marielle Abou, stilista ...