Cristiani in crescita in Cina
13 febbraio 2015
Nel 2030 saranno probabilmente 165 milioni. Le preoccupazioni del governo e la battaglia anti-Occidente
Entro quindici anni il numero dei cristiani cinesi potrebbe salire a 165 milioni, contro gli 86 milioni di iscritti al Partito Comunista. Anche se non è facile avere numeri certi a causa della censura del governo, ad oggi si calcola che il numero dei fedeli tocchi già quota cento milioni (la maggioranza appartiene a chiese evangeliche) ed entro il 2030 la Cina – paese ufficialmente ateo – avrà quasi certamente più cristiani di qualsiasi altro paese. Un dato, questo, che preoccupa non poco il presidente Xi Jinping: la Cina, infatti, è uno degli ultimi Paesi comunisti al mondo e il simbolo per antonomasia dell’ateismo di Stato. Fino a qualche anno erano in atto nel Paese persecuzioni antireligiose e tuttora i cristiani vivono la fede in clandestinità per non attirare l’attenzione del governo, che vede nel cristianesimo un cavallo di Troia per i valori occidentali, a partire dal concetto di “democrazia”.
Non a caso Pechino sta riprendendo la sua battaglia culturale contro l’Occidente, con l’intervento nei programmi universitari affinché venga accentuato l’insegnamento del marxismo e del socialismo e scoraggiato lo studio dell’inglese. In questo clima continuano i contatti per un’eventuale prossima visita di papa Francesco nel Paese (i rapporti fra Pechino e la Santa Sede sono interrotti dal 1951), dopo i viaggi apostolici effettuati in Corea del Sud, Sri Lanka e Filippine.