UK. La Chiesa anglicana ha protetto la sua reputazione più delle vittime di abusi
08 ottobre 2020
È quanto viene denunciato nel rapporto dell’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori (IICSA) pubblicato martedì
Martedì 6 ottobre è stato pubblicato il rapporto dell’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori (IICSA), secondo cui la Chiesa d’Inghilterra (CoE) ha protetto la propria reputazione al di sopra del suo «scopo morale esplicito».
Il rapporto sostiene che la cultura della deferenza e il “clericalismo” della Chiesa anglicana hanno fatto sì che la chiesa fosse un luogo in cui gli abusi sessuali potevano nascondersi. Rimangono fuori due richieste chiave dei sopravvissuti: la segnalazione obbligatoria delle rivelazioni di abusi alle autorità legali e il controllo indipendente delle politiche e delle azioni di protezione della Chiesa d’Inghilterra. Queste questioni verranno affrontate in una futura relazione.
Secondo il rapporto di 154 pagine – che ha fatto seguito a un’indagine dell’IICSA su come la chiesa anglicana in Inghilterra e Galles ha gestito la scoperta di abusi sessuali – 390 sacerdoti e persone in posizioni di fiducia nella chiesa sono stati condannati per abusi risalenti al periodo che va dal 1940 fino al 2018. Solo nel 2018 sono state segnalate alle diocesi più di 2.500 “questioni di protezione” su bambini e adulti vulnerabili, comprese 449 denunce di recenti abusi sessuali su minori. Un quarto del totale è stato segnalato alle autorità legali.
Il rapporto afferma: «La deferenza nei confronti dell’autorità della chiesa e dei singoli sacerdoti, i tabù che circondano la discussione sulla sessualità e un ambiente in cui i presunti autori sono stati trattati in modo più solidale rispetto alle vittime, sono ostacoli a denunciare; ostacoli che molte vittime non riescono a superare».
«Un altro aspetto della cultura della chiesa – prosegue il rapporto – è il clericalismo, il che significa che l’autorità morale del clero è ampiamente percepita come irreprensibile».
La denuncia che emerge è che le accuse di abusi contro i sacerdoti sono state ignorate, minimizzate o respinte dai leader della chiesa. «Le organizzazioni religiose come la Chiesa anglicana sono caratterizzate dal loro scopo morale esplicito: insegnare la differenza tra il bene e il male. Nel contesto degli abusi sessuali sui minori, la Chiesa ha trascurato il benessere fisico, emotivo e spirituale di bambini e giovani a favore della protezione della sua reputazione, entrando in conflitto con la sua missione di amore e cura per gli innocenti e i vulnerabili».
Il professor Alexis Jay, presidente dell’inchiesta, ha dichiarato: «Per molti decenni, la Chiesa d’Inghilterra non è riuscita a proteggere bambini e giovani dagli abusi sessuali, favorendo invece una cultura in cui i perpetratori potevano nascondersi, e le vittime hanno affrontato ostacoli alla denuncia che molti non riuscivano a superare. Se devono essere apportati cambiamenti reali e duraturi, è fondamentale che la chiesa migliori il modo in cui risponde alle accuse delle vittime e dei sopravvissuti, e fornisca un sostegno adeguato alle vittime nel corso del tempo».
Prima della pubblicazione del rapporto, i due Arcivescovi alla guida della Chiesa d’Inghilterra, quello di Canterbury Justin Welby, e quello di York Stephen Cottrell, hanno pubblicato una lettera aperta ai sopravvissuti agli abusi, nella quale si legge: «Siamo veramente dispiaciuti per il modo vergognoso di agire della Chiesa e dichiariamo il nostro impegno ad ascoltare, a imparare e ad agire in risposta ai risultati del rapporto».
In particolare l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, in una dichiarazione resa pubblica subito dopo la pubblicazione del rapporto IICSA, ha detto: «Fallire nella salvaguardia getta una profonda macchia su ogni cosa buona che facciamo. L’ho già detto e continuo a sostenerlo. Ma sono profondamente consapevole, verso la fine di quest’anno, che sebbene vi sia un autentico impegno affinché la salvaguardia dei bambini e degli adulti vulnerabili sia la massima priorità di tutte le parti della Chiesa, è evidente che ancora non l’abbiamo ottenuta.
Il rapporto pubblicato oggi è un duro e scioccante promemoria di quante volte abbiamo fallito – e continuiamo a fallire – con i sopravvissuti. Le scuse sono fondamentali, ma non sono sufficienti. Dobbiamo ascoltare. Dobbiamo imparare. E dobbiamo agire.
Nel chiedere l’inchiesta, attraverso una lettera inviata nel 2014 all’allora ministro dell’Interno Theresa May, ero consapevole che, sebbene fosse qualcosa che i sopravvissuti avevano richiesto, sarebbe stato anche un processo profondamente doloroso raccontare le loro storie. Sono molto grato a loro per il loro coraggio. Non possiamo e non vogliamo trovare scuse e devo ancora una volta offrire le mie più sincere scuse a coloro che hanno subito abusi, alle loro famiglie, agli amici e ai colleghi.
C’è chiaramente molto a cui rispondere e una considerazione approfondita della relazione odierna è fondamentale. L’IICSA ha fatto luce sul passato e sul presente per aiutarci a organizzare meglio il nostro futuro lavoro di salvaguardia. Alla ICSA va il nostro profondo ringraziamento. Prego che questo rapporto e le sue raccomandazioni si traducano nei cambiamenti necessari per rendere la nostra Chiesa un luogo più sicuro per tutti ora e per le generazioni future».