Hagia Sophia, le reazioni dalla Grecia e dall'ecumene mondiale
17 luglio 2020
Dalla Federazione luterana mondiale alla Conferenza delle chiese europee, dalla Chiesa protestante greca al Consiglio nazionale di chiese negli Usa unanime la condanna per l'atto unilaterale voluto da Erdogan
La chiesa protestante in Grecia, nazione più prossima alla Turchia, con cui le relazioni sono state e sono spesso tese, esprime la propria tristezza per la scelta su Hagia Sophia, il più antico monumento cristiano in Oriente, che viene ora ri-trasformata in una moschea.
«Mentre l'Europa gioisce della libertà religiosa, vive in una convivenza pacifica e celebra la diversità culturale, la Turchia ignora questi valori umani fondamentali. La trasformazione di Hagia Sophia fa parte di una serie di atti da parte della Turchia nella regione sud-orientale del Mediterraneo, che causano un disturbo con conseguenze imprevedibili per la pace nel mondo» si legge nel comunicato firmato dal moderatore della Chiesa protestante in Grecia, pastore George Adam e dal segretario pastore Dimitris Boukis.
«Condanniamo senza riserve questa mossa del presidente turco e preghiamo che questa decisione - che è una provocazione - venga revocata e che Hagia Sophia possa continuare a servire come museo. La Chiesa protestante in Grecia si affianca ai suoi fratelli ortodossi, ma anche quei cristiani turchi di tutte le confessioni perseguitati per la loro fede.
Preghiamo per il governo turco (1 Tim 2,2) augurando il benessere di tutti, e affinché la pace offerta da Cristo risorto regni nella nostra regione travagliata».
In una lettera a Josep Borrell Fontelles, Alto Rappresentante della Commissione Europea, la Kek, la Conferenza delle chiese europee, ha espresso profonda preoccupazione per questa decisione.
«La Kek desidera sottolineare che una tale azione creerebbe potenzialmente un terreno fertile per l’odio religioso e la violenza», si legge nella lettera.Il presidente della Kek, Christian Krieger, ha dichiarato il suo rammarico per tale decisione «in quanto potrebbe potenzialmente provocare motivi di intolleranza religiosa e di violenza».
Il vicepresidente della Kek, il metropolita Cleopas di Svezia e di tutta la Scandinavia, ha dichiarato: «Nel suo status di museo, Santa Sofia riunisce persone e culture di tutto il mondo. Un cambiamento di questo status diminuisce indubbiamente l’eredità di questa notevole struttura come un ponte universalmente accessibile che unisce l’Oriente e l’Occidente, simboleggiando la coesistenza pacifica, la comprensione reciproca e la solidarietà tra popoli diversi. Nello spirito del nome di Santa Sofia, che si traduce letteralmente in Saggezza, preghiamo affinché la saggezza e la ragione alla fine prevalgano e Santa Sofia continui a operare sotto il suo status di museo», ha detto.
Il Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti «denuncia la decisione del governo turco di convertire la Basilica di Santa Sofia dal museo a moschea. È stata una decisione politica, alimentata da uno spirito nazionalista che riflette il disprezzo per la tolleranza religiosa e il cinismo nel manipolare la maggioranza musulmana nel paese».
Anche la Federazione luterana mondiale (Lwf) lamenta che il recente decreto del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che designa il museo di Santa Sofia in una moschea mina il significato di «uno spazio condiviso pubblicamente» che «simboleggia apertura e inclusione».
In una lettera inviata direttamente al presidente turco Erdoğan, il segretario generale della Lwf Martin Junge ha chiesto un processo di dialogo e consultazione per riaffermare il patrimonio culturale mondiale «come spazio di dialogo interreligioso e comprensione che punta alla nostra comune umanità».
Hagia Sophia porta «cristiani e musulmani, nonché persone di altre fedi o nessuna fede, a una profonda comprensione del passato e della sua influenza sul presente e sul futuro», ha scritto Junge.
Il segretario generale ha sottolineato «il grande rischio di questo decreto che alimenta l'animosità e l'antagonismo, incoraggiando ancora l’odioso populismo o la retorica nazionalistica a livello globale» che possono colpire sia i cristiani che i musulmani, specialmente dove sono minoranze.
La chiamata luterana a preservare l'eredità condivisa è stata anche al centro di una lettera congiunta che Junge e il presidente della Lwf, l’arcivescovo Panti Filibus Musa hanno scritto al patriarca ecumenico Bartolomeo I il 14 luglio. Esprimendo solidarietà al capo della Chiesa ortodossa orientale, i leader luterani hanno affermato che il decreto di riapertura del museo per la preghiera musulmana ha causato «molta angoscia» e ha sfidato «l'apertura e la cooperazione» che il museo rappresenta. Hanno sottolineato la richiesta di «un processo di dialogo che riaffermi il potenziale di unità che Hagia Sophia rappresenta».
Foto: interni di Santa Sophia