Assolto il pastore Valley
13 marzo 2020
Il pastore evangelico svizzero aveva fatto ricorso contro la condanna di colpevolezza per aver aiutato un immigrato irregolare
Il fatto non sussiste. In Svizzera dunque, dare una mano ad un migrante irregolare nel bisogno si può, nonostante l'articolo 116 della legge sugli stranieri, una norma tra le più severe in Europa, perché non prevede l’aiuto per motivi umanitari.
Ieri mattina a La Chaux-de-Fonds il pastore evangelico Norbert Valley è stato assolto dal tribunale regionale “Montagnes et Val-de-Ruz”, mentre il Cantone di Neuchâtel è stato condannato alle spese legali di 3900 franchi. Il pastore, da sempre impegnato a favore dei più vulnerabili, nel 2018 era stato condannato ad una multa per "aver facilitato il soggiorno illegale di un cittadino togolese offrendogli più volte vitto e alloggio". Non ritendendo il dettato evangelico dell’aiuto al prossimo come una colpa, il pastore aveva fatto ricorso.
La solidarietà non è reato
Questa mattina, il ministro di culto, accompagnato dalla moglie Françoise e dai suoi difensori, era affiancato da un folto gruppo di sostenitori di Amnesty International, Solidarietà senza frontiere, e della Rete evangelica svizzera, organismo di chiese libere in Romandia, fino a poco tempo fa presieduto dallo stesso pastore Valley.
L’udienza ha visto l’intervento di una serie di illustri testimoni, tra cui il teologo riformato Pierre Bühler e Claude Ruey, ex-consigliere nazionale e già presidente dell’Aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera (Heks), che hanno chiesto di non punire la solidarietà. In particolare, Pierre Bühler ha citato il caso della comandante della nave di salvataggio “Seawatch 3”, Carola Rakete, assolta dalla giustizia italiana dal reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina: “si tratta di un precedente giuridico di cui tenere conto”.
Riflettere col cuore
La posta in gioco di questo processo risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 116 della legge sugli stranieri, come ha sottolineato nella sua arringa l’avvocato Olivier Bigler, chiedendo l’assoluzione, anche perché il pastore Valley, agendo in totale trasparenza “non ha mai nascosto il migrante irregolare”, ma l’aveva semplicemente voluto aiutare perché era “in una situazione di bisogno e di vulnerabilità”. Il pastore Valley al giudice Alain Rufener ha detto: “Davanti ad una persona in difficoltà non si riflette. Io rifletto col cuore. E lo rifarò. Non sarà la legge ad impedirmi di aiutare chi ha bisogno”. E concludendo ha aggiunto: “Vorrei che la si smettesse di considerare il bene come un male”.
Nelle pieghe dell’art. 116
Seppure durante l’udienza di ieri mattina i concetti costituzionali della “libertà di coscienza e di religione” siano stati citati a più riprese, il giudice Rufener non si è appellato a tali diritti per motivare il suo verdetto di non colpevolezza. Piuttosto ha fatto riferimento alla giurisprudenza del Tribunale federale, notando come non vi siano specifici riferimenti relativi alla punibilità per una certa durata dell’aiuto fornito ad un migrante irregolare presente sul territorio nazionale. Per il giudice, Norbert Valley, avendo fornito un aiuto sporadico, senza regolarità, non può pertanto essere condannato. La mattinata si è conclusa con gli scroscianti applausi dei presenti, un grande senso di sollievo da parte del pastore Valley, e dei fiori per la signora. Oggi i coniugi Valley, oltre all’assoluzione, festeggiano il loro 43esimo anniversario di matrimonio.
Tratto da Voceevangelica.ch