Diaconia valdese, il pastore Sciotto: «E' responsabilità dei governi europei non lasciare morire persone alle frontiere»
04 marzo 2020
Il pastore Francesco Sciotto commenta l'appello pubblicato ieri dalla Diaconia valdese relativo al dramma in corso in Siria e al confine greco-turco
Ieri la Diaconia valdese, il braccio sociale della Chiesa valdese, ha pubblicato un comunicato per denunciare la disastrosa situazione dei profughi al confine greco-turco ricordando fra l’altro che «chiunque provenga da zone di conflitto ha diritto a ricevere assistenza e a guardare al futuro immediato con speranza. Ribadiamo con forza che è necessario che il governo della Repubblica Italiana e quelli europei si attivino affinché i profughi bloccati al di qua e al di là del confine greco, si trovino ancora in Turchia, o a Lesbo, individuino al più presto corridoi sicuri per recarsi in luoghi dove godere dei loro diritti».
Sul tema Daniela Grill della redazione di Radio Beckwith Evangelica ha chiesto un commento di approfondimento al pastore Francesco Sciotto, membro della Commissione diaconale per la Diaconia (Csd): «I fatti di cronaca parlano chiaramente, è in corso una situazione terribile sia al confine greco-turco che sulle isole dell’Egeo, in particolare sull’isola di Lesbo, una situazione direttamente legata ad alcune scelte catastrofiche operate dai governi europei e dal governo di Ankara negli anni e nei mesi scorsi. Sono stati concessi enormi finanziamenti alla Turchia affinché bloccasse i rifugiati all’interno del proprio paese, impedendo un loro transito verso l’Europa, senza che ciò risolvesse i problemi».
E’ queste scelte secondo Sciotto «si riverberano nei fatti di cronaca di queste settimane; sempre più persone lasciano la Siria, cercano di passare in Turchia a proseguire il loro viaggio di speranza. Vengono respinte, vengono accolte da spari di arma da fuoco pur di non vederli entrare in Europa dove potrebbero vivere serenamente».
La Diaconia valdese non è il solo attore che sta urlando il proprio disappunto nei confronti delle scelte politiche continentali. La settimana scorsa ad esempio una delegazione della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) si è recata ad Atene e sull’isola di Lesbo per dichiarare la propria disponibilità ad un’accoglienza immediata: «Certo non siamo soli a livello europeo a chiedere corridoi sicuri per il passaggio di queste persone. Non ci sono solo le chiese protestanti, ma anche diverse organizzazioni cattoliche che stanno agendo chiedendo le stesse soluzioni. Tutti i tentativi messi in atto da chiese e società civile sono i benvenuti».
La soluzione deve essere politica: «Devono essere i governi europei a prendersi in carico la vita di queste persone, abbiamo dimostrazione chiara e lampante che le politiche di chiusura delle frontiere non servono, sono costosissime e non aiutano nessuno, nemmeno gli europei a viver in maniera più sicura e serena. Operare perché i conflitti finiscono e perché le vittime dei conflitti siano accolte è più sicuro e più giusto, a breve e a lungo termine».
I corridoi umanitari della Diaconia valdese, Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Comunità di Sant’Egidio sono, conclude Sciotto, «l’esempio chiaro che accogliere le persone in percorsi sicuri di inclusione è possibile e replicabile su scale maggiori. Le soluzioni ci sono, sta alle responsabilità dei governi europei capire che non è possibile lasciar morire alla frontiere le persone e la speranza».