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Sinodo anglicano. «Zero carbon» entro il 2030

Nella seduta di ieri il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra ha votato un’ambiziosa mozione che pone l’obiettivo di raggiungere zero emissioni di Co2 entro il 2030

«Zero carbon» in ogni chiesa: è l’obiettivo «davvero ambizioso» della Chiesa anglicana, frutto del Sinodo generale che si conclude oggi, 13 febbraio, nella sede londinese di Church House. Il vescovo di Norwich, Graham Usher, portavoce della Chiesa di Inghilterra, ha dichiarato: «Ci siamo posti un obiettivo davvero ambizioso per rispondere alla crisi urgente provocata dall’emergenza ambientale. Introdurre nelle nostre parrocchie e diocesi un nuovo sistema di controllo dell’energia, simile a quello usato nelle abitazioni civili, per monitorare l’impronta di carbonio di circa 40mila edifici con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni di Co2 al più tardi entro il 2030».

L’obiettivo concordato dal Sinodo generale anticipa di 15 anni il 2045, scadenza che era stata inizialmente proposta per il dibattito.

Il direttore della politica e delle campagne di Christian Aid, Patrick Watt, ha affermato che l’obiettivo del 2030 è «impegnativo» e che la Chiesa d’Inghilterra avrà bisogno di «lavorare sodo» per raggiungerlo. Ma ha aggiunto che questo impegno metterà la Chiesa d’Inghilterra «in prima linea» nell’azione contro i cambiamenti climatici e sarà un incoraggiamento per «le persone vulnerabili coinvolte nella crisi climatica che vedranno un’istituzione che prende sul serio il pericolo e risponde ad esso».

Ricordando che il Regno Unito ospiterà il vertice sul clima COP26 delle Nazioni Unite a Glasgow il prossimo novembre, Watt ha dichiarato che il governo sarà «seriamente messo alla prova» dall’impegno di raggiungere zero emissioni di Co2 preso dalla Chiesa d’Inghilterra.

Ieri il Sinodo anglicano ha anche affrontato la questione dei risarcimenti ai sopravvissuti agli abusi compiuti da rappresentanti del clero. Il Sinodo ha votato all’unanimità una mozione emendata per approvare la risposta del Consiglio degli arcivescovi alle raccomandazioni formulate dall’Inchiesta indipendente sull’abuso sessuale di minori (IICSA).

L’emendamento, presentato dott. Jonathan Gibbs, vescovo di Huddersfield, che sarà il prossimo vescovo che si occuperà del settore della salvaguardia, chiedeva che la mozione originale fosse rafforzata da «azioni concrete». L’emendamento di Gibbs esortava anche il National Safeguardin Steering Group a impegnarsi in un «approccio sulla salvaguardia pienamente incentrato sui sopravvissuti, comprese le disposizioni per i ricorsi» e ad aggiornare il Sinodo sui progressi delle raccomandazioni fatte dall’IICSA entro il 2021.

Il «ricorso» era una piccola frase con grandi implicazioni, ha affermato il vescovo Gibbs. «Significherà seri cambiamenti in termini di denaro [e] nei modi in cui gestiamo i reclami». Le risposte di tutela alle vittime devono essere «modellate dalla giustizia e dalla compassione del Regno di Dio, non dagli interessi a breve termine finanziari e relativi alla reputazione della Chiesa».

L’emendamento di Gibbs è stato appoggiato dal rev. Peter Hancock, vescovo di Bath e Wells. Introducendo il dibattito, il vescovo Hancock ha riflettuto sulla sua esperienza di vescovo responsabile del gruppo di salvaguardia delle vittime di abuso sessuale negli ultimi quattro anni, che includeva le audizioni e le indagini dell’IICSA. 

Dopo aver ripetuto le sue scuse ai sopravvissuti agli abusi clericali, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, ha reso omaggio al servizio del vescovo Hancock che è stato salutato con una standing ovation dai sinodali. 

David Lamming (St. Edmundsbury e Ipswich), ringraziandoo il vescovo Hancock per il suo lavoro, ha dichiarato: «Oggi non si tratta di dare regole, ma di fare giustizia».

 

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