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Confine Messico/ Stati Uniti. Un racconto della quotidianità

L’impegno delle chiese presbiteriane riformate su una delle frontiere più calde del pianeta

Pubblichiamo uno scritto di Dario Barolin, segretario esecutivo dell’Alleanza delle chiese presbiteriane e riformate dell’America latina (AIPRAL), dopo il viaggio da lui realizzato sulla frontiera Messico/Stati Uniti di cui avevamo dato conto qui.

Ciudad Juárez

Ho fatto parte, in rappresentanza dell’Alleanza delle chiese presbiteriane e riformate dell’America latina (AIPRAL), di una delegazione della Comunione mondiale delle chiese riformate (WCRC) insieme al pastore Hugo Gallardo della Comunione di chiese riformate e presbiteriane del Messico, che si è recata a visitare i luoghi di frontiera fra Messico e Stati Uniti.

​​Io e il pastore Hugo Gallardo siamo arrivati sulla frontiera dal lato messicano, attraverso la città di Ciudad Juarez, e abbiamo incontrato il resto del gruppo che proveniva da El Paso (Texas) da uno dei centri di Faith Paths.

Faith Paths è un progetto realizzato dalla cooperazione tra la Presbyterian Church USA (PCUSA) e la chiesa presbiteriana di Ciudad Juarez. È un luogo di accoglienza per i migranti provenienti dall’America centrale, in particolare dal triangolo settentrionale (Guatemala, Honduras e El Salvador) e il Messico meridionale, ma anche da Cuba, Haiti, Venezuela e persino dal Brasile.

Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che fuggono da violenza, crisi sociali ed economiche. Molti di loro arrivano qui in una situazione molto critica, dopo aver camminato per migliaia di chilometri. La speranza della maggior parte di loro è quella di essere accettati come rifugiati negli Stati Uniti. Questo processo richiede non meno di tre mesi di attesa dalla parte del Messico e, nel migliore dei casi, altri tre mesi dalla parte degli Stati Uniti.

Alcuni decidono invece di provare ad entrare attraverso il deserto con l’aiuto di “coyoteros”, trafficanti di esseri umani.

Negli ultimi mesi è stato segnalato l’arrivo di circa 11.000 persone che sono ora nella lista dei richiedenti asilo. Ciudad Juarez, con i suoi problemi di droga e violenza, è ormai sotto la pressione migratoria da molti anni e non ha più spazi per ricevere tutte le persone che arrivano; le chiese stanno cercando di adibire ogni area che hanno per ospitarli, ma non è abbastanza.

Chi arriva, lo fa dopo aver attraversato situazioni critiche e ostacoli molto pericolosi, ma nella maggior parte dei casi si tratta di persone che fuggono da inferni ancora peggiori. È molto comune che le famiglie si dividano per avere più possibilità di arrivare e sopravvivere: spesso arrivano la madre o il padre con uno dei figli o delle figlie.

Il passaggio

Migliaia di persone attraversano ogni giorno i ponti che collegano Ciudad Juarez con El Paso. Per chi è in cerca di asilo non è così facile. A metà del ponte, un gruppo privato, assunto da Homeland Security, chiede e analizza la documentazione per sapere se è possibile o no chiedere di aprire la procedura di asilo una volta arrivati. Ciò impedisce di rivolgersi direttamente a un ufficiale governativo, cosa che invece è contemplata dalla legge negli Stati Uniti.

Tutto lo sforzo degli Stati Uniti consiste nel mettere ostacoli e chiudere con muri, carceri, burocrazia, ogni possibile passaggio ai migranti, come se non si rendessero conto che ciò da cui si fugge è così incommensurabilmente peggiore che niente fermerà questo processo migratorio. Legalmente o illegalmente proveranno ad entrare.

El Paso

Durante la nostra visita a El Paso, in Texas, abbiamo compreso qual è il lavoro delle chiese, protestanti e cattoliche, nell’accompagnare i migranti. Abbiamo imparato a conoscere il ministero ecumenico che si svolge nelle strutture della Chiesa metodista di Tobin Park. Oltre ad un banco alimentare, organizzato dalla Grace Presbyterian Church, l’alloggio è offerto da giovedì mattina a sabato sera per le persone che sono autorizzate ad entrare negli Stati Uniti, o perché hanno ricevuto asilo o fino a quando non hanno l’udienza per il visto davanti ai giudici. I migranti poi aspettano che un parente faccia arrivare loro un biglietto per continuare il cammino.

La Chiesa metodista riceve i migranti, offre loro vestiti e scarpe più appropriati per il nuovo clima, e un luogo di riposo e del cibo. In questo centro si possono anche contattare i parenti e / o conoscenti negli Stati Uniti per essere aiutati nel corso del viaggio.

Questo lavoro fa parte di una rete di diverse case che lavorano in coordinamento per dare un aiuto costante alle centinaia di migranti che ogni giorno passano la frontiera.

Altri invece devono attendere la loro udienza con il giudice nei centri di detenzione. Si tratta di vere prigioni nelle quali sono rinchiuse persone che non hanno commesso alcun crimine o hanno già scontato la pena. Chi si trova lì ha poche possibilità di essere ammesso come rifugiato; a quella quasi certezza, si aggiunge il silenzio disumano su quanto durerà la loro permanenza lì: settimane, mesi … Saranno per lo più riportati indietro e proveranno ancora a passare la frontiera.

I centri di detenzione sono luoghi organizzati scientificamente per domare la volontà delle persone.

Il culto

Avevamo programmato di celebrare un culto sul confine. Avrebbero partecipato dal lato del Messico le nostre sorelle e fratelli che lavorano in Faith Paths a Ciudad Juarez, e dalla parte statunitense noi. Tuttavia, dal governo ci hanno fatto sapere che non era consigliabile e ci hanno “invitato” a non farlo.

Mentre celebravamo il culto, in prossimità del muro, sono apparsi un paio di bambini al di là del confine e ci hanno guardato con interesse. Mentre dividevamo il pane e il succo d’uva mi sono avvicinato a loro e gli ho chiesto se sapevano cosa stavamo facendo. Certo che lo sapevano! Poi ho chiesto loro se volevano partecipare. Hanno detto: Sì! Quindi abbiamo fatto la comunione attraverso il muro!

Le cause

Le cause della migrazione sono molteplici. La violenza delle bande in America centrale è una delle principali. Questo fenomeno è iniziato a Los Angeles ed è stato esportato in Centro America.

La crisi economica e politica è un’altra causa. In questo caso non è sufficiente guardare la foto di ciò che sta accadendo oggi, ma è anche necessario guardare alle politiche attuate in questi paesi e molte volte rese possibili dall’intervento diretto o indiretto degli Stati Uniti.

Anche i cambiamenti climatici colpiscono fortemente la regione e in molti casi troviamo famiglie di contadini che, dopo aver perso diverse colture e persino la loro piccola porzione di terra, non trovano alternative all’emigrazione.

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Oltre a quanto già si realizza in entrambe le parti delle frontiere, dobbiamo aggiungere lo sforzo che facciamo dalle chiese dell’America centrale per trovare altre opzioni per coloro che hanno perso la speranza nel loro paese. Sono piccoli progetti, perché le nostre chiese sono piccole. Ma sono gesti, segnali di dove c’è bisogno di impegnarsi con urgenza. AIPRAL, PCUSA e la Chiesa riformata calvinista di El Salvador stanno lavorando a un progetto per formare giovani leader. È iniziato in El Salvador ma si diffonderà negli altri paesi della regione. Inoltre, a Città del Messico, cerchiamo di accompagnare coloro che sono diretti verso il confine.

Ci uniamo agli sforzi del governo e di altre organizzazioni per rendere più agevole e sicura questa difficile strada fino al confine.

 

(Traduzione ed editing di Nadia Angelucci)

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