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Dai banchi di scuola alla clandestinità?

I problemi derivanti dal «decreto Salvini»

Il cosiddetto «decreto Salvini» è legge dello Stato; gli articoli affrontano molti temi ma ciò di cui più si parla è la questione migranti. Anche perché enfatizzata dallo stesso ministro.

La Chiesa valdese, da anni impegnata sull’accoglienza ai migranti, è ovviamente coinvolta dal provvedimento: alcuni articoli della legge parrebbero destinati a lasciare una profonda traccia sul lavoro svolto fin qui e a gettare nell’incertezza i migranti ma anche, a livello locale, decine di persone oggi impegnate nelle iniziative e nei progetti con i migranti.

Fare il punto sull’oggi aiuta a capire gli scenari possibili nel domani.

La Diaconia valdese, attraverso la Csd e il Cov, sta operando massicciamente nelle valli valdesi, ma anche a Torino e in val Susa; sia i Centri di accoglienza straordinaria che la rete Sprar hanno avuto nel mondo valdese un partner importante.

«Le varie convenzioni in atto parlano complessivamente di 290 posti – spiega Marco Armand Hugon, referente Csd per l’area Migranti –; in realtà nel 2018 c’è stata una diminuzione e ci siamo attestati su una media di 240 persone». I numeri sono importanti perché si ha così l’esatta dimensione dell’intervento; a essi vanno aggiunte le 21 persone arrivate grazie ai «Corridoi umanitari» essenzialmente a Luserna San Giovanni e Pinerolo.

Con il sistema Sprar sono coinvolte una ventina di persone in val Pellice e altrettante a Pinerolo, mentre il resto dei migranti è coinvolto nei Centri di accoglienza: 24 in val Susa, 100 in val Pellice, 60 in val Chisone e 16 fra Pinerolo e Airasca.

Questi i numeri; per quanto riguarda la tipologia, gran parte di loro sono richiedenti asilo che aspettano da un anno, a volte anche due, un pronunciamento dell’apposita commissione che decide della loro presenza, 35 persone hanno riconosciuto i motivi umanitari, 24 hanno un ricorso in atto, onde veder riconosciuto il loro status.

«Si tratta di famiglie con bambini, uomini e donne soli, alcune donne violentate in Libia e con bambini nati durante la loro peregrinazione verso l’Europa. Per loro abbiamo trovato soluzioni abitative di accoglienza diffusa: alloggi dove al massimo ci sono otto persone. Sono stati attivati corsi di lingua, corsi di formazione, tirocini formativi, attività sportive» prosegue Armand Hugon. Anche per questo a suo tempo la Csd ha voluto evidenziare l’utilizzo delle risorse del Ministero per l’accoglienza: 35 euro di cui 2,50 vanno ai migranti e gli altri sono utilizzati per le attività di sostegno.

Tutto questo potrebbe essere vanificato dalla nuova legge...

«L’art. 13 (verso il quale alcune Regioni stanno predisponendo un ricorso alla Corte costituzionale, ndr) prevede che i richiedenti asilo non possano più essere iscritti all’anagrafe. Quindi no ai documenti di identità, no alla residenza: stiamo per creare 150.000 “sans papier” nel nostro Paese, che andranno a sommarsi al mezzo milione di clandestini già presenti. Dunque, tutte le persone con cui stavamo operando dovranno uscire dal progetto e di fatto diventare clandestini; anche i bambini che oggi vanno a scuola faranno la stessa fine. Coraggiosi quei sindaci che hanno già annunciato di voler obiettare ai dettami di questa legge, anche perché saranno proprio i primi cittadini a dover affrontare l’emergenza sociale che ne deriverà».

Altro che sicurezza. I migranti avranno due strade: arrangiarsi da soli (tra l’altro la legge Bossi-Fini punisce chi aiuta od ospita i clandestini) o finire schiavizzati da imprenditori senza scrupoli.

E tra gli effetti indiretti di questo taglio ai diritti umani ci sarà anche la caduta dei posti di lavoro; se per la Csd nel Pinerolese parliamo di una quarantina di persone (già a quattro operatori non è stato rinnovato il contratto) a livello nazionale gli operatori sono stimati in 18-19.000.

 

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