Appello interreligioso sui rifugiati
09 novembre 2018
Al centro la dignità della persona: cristiani, ebrei e musulmani insieme dicono “sì” a protezione, accoglienza e integrazione del rifugiato. Storico passo per il dialogo interreligioso in Svizzera
Come riporta il sito di informazione svizzera Voce Evangelica per la prima volta, cristiani, ebrei e musulmani della Svizzera lanciano insieme un appello a favore dei rifugiati. Il documento intitolato: «Di fronte abbiamo sempre una persona» è indirizzato alle stesse comunità di fede, ma anche al mondo della politica.
La "Dichiarazione interreligiosa sui rifugiati” è firmata dai rappresentanti delle comunità di fede riunite del Consiglio delle religioni svizzero: riformati, cattolici, cristiano-cattolici, ebrei e musulmani insieme sottolineano l’importanza che rivestono le comunità di fede nell’accoglienza, protezione e integrazione dei rifugiati. «Si tratta di un passo importante per il dialogo interreligioso”, scrivono i promotori dell’appello in un comunicato congiunto. Il documento potrà essere firmato anche da altre comunità religiose.
Il vescovo Harald Rein della chiesa cristiano-cattolica della Svizzera, nonché presidente del Consiglio delle religioni, ha sottolineato come il concetto della persona creata da Dio è trasversale a tutte le tradizioni di fede: «si applica a ebrei, cristiani e musulmani: ogni persona è sotto la protezione di Dio. Per noi credenti, ciò si traduce in una speciale responsabilità nei confronti dei rifugiati».
La firma della dichiarazione arriva in un momento in cui le domande di asilo sono in costante diminuzione in Svizzera. «Il testo non è una reazione a un evento drammatico, è proattivo. L'esilio rimane un argomento scottante. Al momento ci sono 68 milioni di rifugiati nel mondo. Quindi è la nostra umanità in discussione», afferma Montassar BenMrad, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche in Svizzera (Fois). «Questo è un messaggio forte che viene inviato alle nostre rispettive comunità: siamo insieme sulla questione dei rifugiati. Vediamo già l'impatto: gli ortodossi sono interessati a diventare firmatari», ha aggiunto. L'obiettivo è anche quello di coordinare le azioni tra diverse comunità. Montassar BenMrad specifica che ognuno può agire secondo i propri mezzi. I cristiani beneficiano di sussidi statali per il loro lavoro di cappellania, in particolare con i rifugiati. Il margine di manovra non è uguale. Pochi giorni fa è invece giunta la notizia che il progetto pilota della cappellania musulmana testata in un centro di richiedenti asilo a Zurigo non sarà sostenuto o esteso ad altri centri.
«Coordinando le nostre azioni, saremo in grado di essere presenti nei diversi momenti della vita e del viaggio del rifugiato», spiega il presidente della Fois. La questione finanziaria rimane centrale. «I nostri budget sono rivisti regolarmente. Tendiamo a tagliare in aree che non hanno un legame diretto con la struttura della Chiesa», osserva Gottfried Locher, presidente della Federazione delle chiese protestanti della Svizzera (Feps), che non nasconde la sua speranza che gli importi stanziati per le azioni con i rifugiati siano mantenuti. «Dobbiamo essere Chiesa insieme. È essenziale sostenere i fedeli attivi sul campo, anche se questo sostegno può assumere anche forme differenti dall’aiuto finanziario».
Il documento - di 15 pagine - mette al centro la dignità della persona sottolineando in particolare cinque punti. Le comunità di fede firmatarie della dichiarazione chiedono un’adeguata protezione del rifugiato, ovunque si trovi; vie di fuga sicure e legali con l’introduzione di visti umanitari; procedure di asilo che siano eque ed efficaci; un’integrazione che tenga conto del diritto alla vita familiare; rimpatri nella dignità, con particolare attenzione all'osservanza del benessere del bambino in ogni situazione.
Il testo chiede allo stato e al mondo politico di assumersi le proprie responsabilità e di agire concretamente. I fedeli non sono esclusi e sono invitati a impegnarsi con i rifugiati sul campo. L'iniziativa è sostenuta dall'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per la Svizzera e il Liechtenstein.
La dichiarazione è stata consegnata mercoledì 7 novembre a Berna alla vicepresidente del Consiglio nazionale, Marina Carobbio Guscetti (PS).
Firmatari della dichiarazione interreligiosa sono: Harald Rein, vescovo della Chiesa cattolica cristiana di Svizzera, presidente del Consiglio svizzero delle religioni; Gottfried Locher, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera; Charles Morerod, presidente della Conferenza episcopale svizzera; Herbert Winter, presidente della Federazione svizzera delle comunità ebraiche; Montassar BenMrad, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche della Svizzera; e Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche della Svizzera.