Nigeria. Uccisa la seconda operatrice umanitaria
17 ottobre 2018
L’esecuzione è avvenuta ad opera della fazione di al Barnawi, costola del gruppo terroristico Boko Haram. Si teme per la vita della terza operatrice e della quindicenne cristiana, Leah Sharibu
Lunedì scorso la fazione di al Barnawi, costola del gruppo terroristico Boko Haram, ha giustiziato con un colpo di pistola alla testa la seconda delle tre donne impegnate nel campo umanitario, che erano state sequestrate il 1° marzo durante un attacco nella città nord-orientale di Rann, nello Stato di Borno.
La vittima è l’ostetrica Hauwa Mohammed Liman, 25 anni, che lavorava per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) e che aveva studiato Educazione alla Salute all’Università Maiduguri nello Stato del Borno. A settembre, invece, era stata uccisa allo stesso modo la levatrice dell’ICRC Saifura Husseini Ahmed, 25 anni.
«Abbiamo mantenuto la nostra parola esattamente come abbiamo detto, uccidendo un’altra operatrice umanitario… Saifura e Hauwa sono state uccise perché considerate murtad (apostate), perché erano musulmane che hanno abbandonato l’islam, nel momento in cui hanno scelto di lavorare con la Croce Rossa», ha dichiarato il gruppo in una breve dichiarazione inviata alla piattaforma informativa online nigeriana, The Cable, insieme ad un video dell’esecuzione di Hauwa Mohammed Liman.
Nel video un terrorista non identificato, lamentando il fatto che il governo nigeriano aveva ignorato i loro messaggi scritti e audio, ha descritto l’omicidio come «un messaggio di sangue».
I terroristi hanno anche dichiarato che gli altri ostaggi – la terza operatrice Alice Ndaggah, madre di due figli, e una studentessa, Leah Sharibu – sono loro schiave e che «è lecito per noi fare qualsiasi cosa vogliamo con loro».
La quindicenne Sharibu è l’unica cristiana tra le 110 ragazze rapite a febbraio nella sua scuola nella città di Dapchi, nello stato di Yobe. Lei è tenuta schiava per aver rifiutato di convertirsi all’Islam, condizione preliminare per il rilascio.
Mamadou Sow, capo delle operazioni del CICR nel bacino del lago Ciad, ha dichiarato: «Queste donne garantivano servizi essenziali e salvavita a migliaia di persone, profughi e residenti. Tutto quello che hanno cercato di fare è stato aiutare».
Mervyn Thomas, Chief Executive di Christian Solidarity Worldwide (CSW) – organizzazione cristiana impegnata nella difesa dei diritti umani e della libertà religiosa –, ha dichiarato: «Il nostro affetto va alla famiglia e agli amici di Hauwa Liman, il cui dolore è inimmaginabile. Condanniamo questa esecuzione vigliacca. È insensata, disumana e non può essere giustificata per nessun motivo, meno che mai quello religioso. La sig.ra Liman ha semplicemente cercato di migliorare la vita degli sfollati vulnerabili, eppure la sua vita, come quella di Saifura Ahmed, è stata interrotta da quello che è in realtà un culto della morte. È profondamente inquietante che Leah Sharibu e Alice Ngaddah restino nelle mani di questa setta profondamente nefanda. Facciamo appello ancora una volta al governo della Nigeria affinché faccia tutto quanto in suo potere per accelerare il rilascio della sig.ra Ngaddah, della signora Sharibu e delle restanti 112 ragazze di Chibok, e per garantire che le forze armate siano completamente attrezzate per affrontare questa insurrezione. Esortiamo inoltre la Chiesa in tutto il mondo a continuare a rivolgere una preghiera sincera fino al momento in cui tutti i prigionieri di Boko Haram non saranno liberati».
Più di 20.000 persone sono state uccise e circa 2 milioni di individui sono stati costretti a lasciare le loro case nel nord-est della Nigeria da quando Boko Haram ha lanciato una campagna violenta nel 2009, finalizzata a formare uno stato islamico separatista. Nel corso di un decennio, il gruppo armato ha rapito migliaia di giovani donne e bambini.