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Emergenza sanitaria a Mosul

L’allarme lanciato da Medici senza frontiere che parla di migliaia di persone a rischio per edifici pericolanti e mine esplosive disseminate in città

È trascorso un anno dalla riconquista di Mosul, a lungo roccaforte dello Stato islamico (SI, ex Isis) in Iraq, e le conseguenze della guerra sono ingenti soprattutto per quanto concerne il settore sanitario: almeno il 70% delle strutture mediche della metropoli del nord risulta «fuori uso». È l’allarme lanciato da Medici senza frontiere (Msf) operativi nel Paese arabo, secondo cui «migliaia di persone rientrate da poco nelle loro case» vivono in condizioni di «totale insicurezza» per gli edifici pericolanti e gli ordigni inesplosi. Sono queste, aggiungono, «le prime cause di ferite» nel settore ovest della città, in cui – ad oggi – vi sono «meno di mille posti letto» a fronte di 1,8 milioni di persone, ovvero «la metà degli standard minimi richiesti in un contesto umanitario».

Oggi nel settore orientale di Mosul, per anni teatro di violenze compiute dalle milizie dell’Isis, la vita pare riprendere la sua normalità, sebbene la situazione sanitaria resti difficile e non sempre si riesca a garantire le cure mediche.

Heman Nagarathnam, responsabile della missione di Msf in Iraq, afferma in una nota che: «La popolazione a Mosul cresce di giorno in giorno, ma il sistema sanitario non si sta riprendendo e vi è un enorme divario fra i servizi disponibili e i bisogni crescenti della popolazione». Da qui l’appello ad autorità locali e comunità internazionale perché si adoperino per una ricostruzione immediata «delle infrastrutture sanitarie» e garantiscano al contempo «l’accesso a medicazioni a basso costo».

La guerra ha provocato ingenti danneggiamenti a nove ospedali pubblici su 13, riducendo del 70% la capacità di fornire cure mediche e posti letto. Il lavoro di ricostruzione procede in modo lento e vi è una enorme carenza di posti letto. «Accedere ai servizi sanitari – prosegue Nagarathnam – è una sfida quotidiana per migliaia di bambini e adulti». Mentre gli sfollati stanno facendo ritorno in quell’area del paese, il sistema sanitario pubblico «non si sta riprendendo».

«Servono con urgenza strutture di pronto soccorso – conclude – sale operatorie, servizi per pazienti oncologici e ustionati, così come attrezzature mediche e forniture di farmaci costanti e a basso costo». A queste necessità si aggiungono le cure psicologiche per i traumi derivanti dalla guerra e dalla perdita di familiari e amici.

Le pericolose condizioni di vita a Mosul – scarsa igiene dovuta alla mancanza di acqua ed elettricità, edifici danneggiati, dispositivi e trappole esplosive disseminati in città – mettono a rischio la vita delle persone. All’ospedale di Msf nel settore occidentale, negli ultimi 12 mesi l’équipe medica ha visto diminuire le ferite di guerra e aumentare quelle causate dalle mine.

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