Migranti: a un anno dall’accordo tra Prefettura e val Pellice
31 gennaio 2018
Un anno fa 9 comuni della val Pellice firmavano un protocollo d’intesa con la Prefettura per la gestione dei richiedenti asilo. Com’è andata?
Era il 18 gennaio 2017 quando nella sala del comune di Torre Pellice, capofila del progetto, i 9 sindaci di Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà, Torre Pellice e Villar Pellice firmavano insieme al prefetto di Torino, Renato Saccone, un protocollo d’intesa sull’accoglienza e la gestione di 145 richiedenti asilo.
«Con la firma di questo protocollo – spiegava il sindaco di Torre Pellice, Marco Cogno – facciamo in modo che la val Pellice non sia più assegnataria di nuovi e ulteriori progetti di accoglienza per richiedenti asilo». In questi anni la val Pellice ha accolto più persone di quelle che prevedeva il piano dell’estate 2016 del ministro Alfano, pensato insieme all’Anci e ripreso recentemente dal nuovo ministro dell’Interno Marco Minniti, ovvero 2,5 rifugiati ogni 1.000 abitanti. I nove comuni hanno una popolazione complessiva di circa 22.000 abitanti, quindi la presenza di persone inserite nei progetti di accoglienza è di poco meno di 7 ogni 1.000 residenti, quasi tre volte la quota richiesta dalle direttive governative.
Abbiamo voluto fare il punto della situazione e abbozzare una sorta di bilancio a un anno dal protocollo firmato tra i 9 comuni della val Pellice. L’accordo prevedeva la redazione di un bando per affidare la gestione dell’accoglienza che venne vinto da Diaconia valdese e dalla cooperativa Edu-CARE, due soggetti che erano già presenti sul territorio con progetti dedicati.
L’accordo fu strutturato in modo simile a quello ideato in val Susa con Avigliana come comune capofila. Per la val Pellice, il comune capofila è stato Torre Pellice in virtù del fatto che è stata la prima amministrazione della valle, sette anni fa, ad attivare, e mantenere ancora oggi, un progetto Sprar di accoglienza migranti con la Diaconia valdese come ente gestore.
«Noi – spiega Donatella Giunti, funzionaria della Prefettura di Torino – abbiamo iniziato questo tipo di collaborazioni e protocolli con la bassa val Susa, con comune capofila Avigliana, nel marzo 2016, e poi siamo andati avanti. Abbiamo replicato il modello in val Pellice, e a febbraio 2017 con i consorzi In.Re.Te. per Ivrea e Ciss-Ac per l’area di Caluso. L’assistenza diffusa richiede necessariamente la vicinanza delle autorità di controllo ed è l’unica strategia che abbiamo per un accoglienza dignitosa e gestibile. Ecco perché il ruolo dei sindaci e degli enti locali diventa fondamentale. A oggi abbiamo più di 300 sedi su 118 comuni, moltissimi delle quali con meno di 20 persone, sono piccole strutture di accoglienza diffusa con evidenti pregi. E il primo strumento per avere un controllo del territorio è proprio la micro accoglienza».
A novembre 2017 il protocollo con la val Susa si è rinnovato portando il numero massimo di accolti a 160 rispetto ai 112 dell’accordo concluso. Anche in val Pellice si è rinnovato l’accordo che ha durata annuale ma il numero è rimasto invariato: 145. «100 sono gestiti da Diaconia e 45 da Edu-CARE», spiega il sindaco di Torre Pellice Marco Cogno a Tutto Qui su Radio Beckwith evangelica. «In questo anno – continua Cogno – abbiamo fatto molte cose: abbiamo lavorato bene sull’accoglienza senza emergenza grazie al limite di 145 persone. Tutti seguono i corsi d’Italiano, entrano nel circuito della prima accoglienza, capiscono la legislazione italiana e alcuni hanno la possibilità di fare inserimenti lavorativi e nel volontariato. Hanno aiutato a spalare la neve durante le grandi nevicate, alcuni sono volontari nella squadra AIB di Torre Pellice. Tra di loro ad esempio c’è un uomo congolese rifugiato che era un casco blu nell’Onu ed è esperto di autoveicoli. Altri negli AIB aiutano a tagliare i rami e a liberare i viali, altri ancora hanno fatto o stanno facendo inserimenti lavorativi e alcuni sono sfociati in contratti lavorativi».
Nicola Salusso, per Diaconia valdese si occupa degli inserimenti lavorativi, dei tirocini e delle borse lavoro. «Diaconia valdese – ha spiegato su Radio Beckwith evangelica – secondo il manuale Sprar cerca di dare una possibilità lavorativa al maggior numero di beneficiari del progetto. Anche perché crediamo che l’inserimento lavorativo sia una delle migliori forme d’integrazione e, soprattutto, serva alla persona per acquisire competenze spendibili successivamente nel mondo del lavoro. Noi realizziamo inserimenti lavorativi in val Pellice, val Chisone e nel pinerolese. Sia nel 2016 sia nel 2017 abbiamo attivato oltre cento tirocinî. Di questi, oltre il 20% hanno delle proroghe nelle stessi sedi lavorative e dieci borse lavoro si sono trasformati in contratto: uno a tempo indeterminato, quattro a tempo determinato, tre apprendistati e due contratti a chiamata. In più, altri dieci tirocini effettuati in aziende si sono trasformati in contratto in altre realtà lavorative».
Adesso, anche la val Chisone e gli altri 40 comuni del Consorzio intercomunale servizi sociali del pinerolese sono interessati a replicare questo tipo di gestione.