La Bolivia bandisce l’evangelizzazione?
16 gennaio 2018
Profonda preoccupazione degli evangelici per una legge che affianca organizzazioni criminali e religiose
Gli evangelici e altre organizzazioni cristiane della Bolivia sono in grande allerta per la minaccia di una nuova legge che potrebbe vietare ai gruppi religiosi di condividere la loro fede. L’Associazione nazionale degli evangelici in Bolivia (Andeb) avverte che un cambiamento in questo senso nel Codice Penale equivarrebbe a un «abuso di Stato» contro i cristiani, in quanto potrebbe rendere l’evangelizzazione un crimine.
La nuova legge mette insieme gruppi criminali e organizzazioni religiose: l’articolo 88.1 del Codice, recita infatti che «chiunque recluti, trasferisca, privi della libertà o ospiti persone con l’intento di reclutarle a prendere parte a conflitti armati o a organizzazioni religiose o di culto sarà condannato a 5-12 anni di prigione». Questo significa la messa al bando della predicazione «di strada», ma persino invitare qualcuno a un’iniziativa cristiana potrebbe trasformarsi in reato.
Gli effetti della legge andrebbero a colpire sia cattolici che evangelici, che insieme formano circa il 19% della popolazione, due milioni di persone. Secondo i rappresentanti delle comunità evangeliche, questa legge potrebbe significare la fine della libertà religiosa nel paese. Profondamente preoccupati, dopo un incontro straordinario i membri dell’Andeb hanno formato una Commissione nazionale di emergenza per monitorare la situazione e tenere alta l’attenzione sul tema: «Terremo alto il livello di allerta degli evangelici boliviani, e organizzeremo in tutte le città e i luoghi dove ci sono chiese o organizzazioni cristiane evangeliche degli eventi, riunioni, incontri di preghiera e intercessione».
L’Andeb non ci sta a essere messa «in una situazione in cui praticare il Vangelo viene criminalizzato»: in una dichiarazione pubblica nazionale afferma che la nuova legge «è imprecisa, ambigua, scritta male, contraddittoria, e il suo potere punitivo costituisce un abuso di stato», e esprime il timore che l’ambiguità possa «spianare la strada a interpretazioni strumentali, che potrebbero essere usate contro le nostre organizzazioni religiose».
L’Andeb rifiuta decisamente che le proprie attività di culto possano essere incluse nella lista dei possibili comportamenti contro la legge, e osserva: «Il legislatore dimentica che le chiese cristiane evangeliche in Bolivia sono organizzazioni religiose riconosciute dallo stato, e quindi, entità del tutto legali». La nuova legge colliderebbe infatti con la Costituzione, che tutela la libertà religiosa e di culto per chiunque. I gruppi religiosi non sono i soli a lamentare una riduzione della libertà di culto: anche i giornalisti hanno denunciato la minaccia per la libertà di parola e dei media.
I leader evangelici hanno poi esortato i politici a «lavorare su un nuovo Codice Penale che rifletta la realtà sociale della Bolivia». Infatti, lamentano la scarsa partecipazione della cittadinanza nella scrittura della legislazione e fanno appello a una nuova legislazione che «emerga da un consenso e da un accordo sociale di tutti i settori del nostro paese».
I leader cristiani sono uniti per cercare una soluzione attraverso «un dialogo aperto e propositivo», mentre nelle piazze di La Paz, Santa Cruz, e diverse altre città da dicembre si è cominciato a manifestare; per oggi, martedì 16 gennaio, è prevista una marcia pacifica a Cochabamba, mentre la prossima domenica le chiese sono invitate a una speciale giornata di preghiera e digiuno.