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In Egitto professarsi atei potrebbe presto essere un reato. Negli ultimi giorni del 2017 il parlamento ha iniziato a ragionare sull’adozione di una legge che renderebbe illegale dichiarare di non credere in Dio. Il Paese ha già nell’ordinamento norme che proibiscono l’insulto e la diffamazione delle religioni, e gli arresti per blasfemia stanno aumentando, con pene che possono arrivare ai cinque anni di carcere.

A descrivere la proposta è Amro Hamroush, presidente della Commissione parlamentare sulla religione: «gli atei sono senza dottrina e cercano di insultare le religioni abramitiche. Ecco perché vanno criminalizzati» ha espresso nel corso di una conferenza stampa. Un sostegno autorevole è prontamente arrivato dall’università Al-Azhar per bocca di uno dei suoi responsabili, Mohamed Zaki, che ha definito corretto «punire chi si lascia sedurre dall’ateismo».

Il governo del “democratico” Abdel-Fattah al-Sisi da tempo ha nel mirino i non credenti, accompagnato dalla grancassa dei giornali vicini al presidente, a partire dal quotidiano “Al Shabab” che ha definito l’ateismo «la seconda più grande minaccia per la nazione dopo i Fratelli Musulmani».

Il 21 dicembre scorso un giovane di 29 è stato arrestato con l’accusa di gestire una pagina Facebook critica nei confronti della religione. Nel rapporto 2017 dell’Unione internazionale umanista ed etica (Iheu) con sede a Londra non si ragiona sull’ateismo, ma è presente l’elenco dei Paesi in cui blasfemia e apostasia possono condurre alla pena di morte. Si tratta di Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan Emirati Arabi Uniti e Yemen, e ovviamente Egitto.

Il disegno di legge presentato in Egitto è stato severamente criticato da Ani Zonneveld, presidente e fondatrice del gruppo internazionale di musulmani progressisti con sede a Los Angeles dal nome “Muslims for progressive values”. «questa criminalizzazione dell’ateismo contraddice uno dei valori essenziali del Corano espresso nella seconda Sura, versetto 256 “Nessun vincolo nella religione”. Questa nuova norma sarebbe dunque contraria ai precetti islamici».

Il rapporto dell’Iheu si occupa anche del nostro Paese. In Italia le discriminazioni, si legge, riguardano varie criticità: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche con insegnanti scelti dalla chiesa ma pagati dallo Stato al finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, fino alla enorme presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. E anche da noi, seppur solo come illecito amministrativo dal 1999, la blasfemia è comunque reato. Siamo lontani dai casi egiziani, ma una certa tendenza va monitorata con attenzione.

Immagine: via Pixabay

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