Continuano gli articoli dedicati ai 100 anni dalla Rivoluzione russa. Dopo l’articolo di Luigi Sandri di ieri, dedicato alle sofferenze delle chiese, in primis quella ortodossa, oggi raccontiamo qui le vicende dei fedeli battisti di Russia.
Il primo battista di Russia è stato Nikita Voronin, battezzato a Tbilisi, capitale dell’attuale Georgia, nel 1867 a seguito dell’arrivo di piccole comunità provenienti dalla Germania. Le persecuzioni da parte dello stato zarista, su input della Chiesa ortodossa, spaventata da questi lettori della Bibbia, pellegrini e evangelizzatori, iniziano da subito.
I primi venti della rivoluzione di ottobre portano idee di libertà: viene sancita la separazione fra Stato e chiesa, nell’immediato pare crescere la libertà religiosa, e la costituzione nascente consente libertà di coscienza e di “propaganda” per le religioni stesse. Il vero obiettivo dei Soviet è in questo periodo la Chiesa ortodossa, simbolo di privilegi e di accordi a filo doppio con lo zar. Le chiese battiste continuano quindi a crescere rapidamente. La leadership battista non guarda con cattivo occhio al nuovo corso, e supporta l’emancipazione del popolo. I battisti diventano alcuni milioni su suolo sovietico, e nel 1927 a Mosca viene inaugurato un college dedicato alla formazione dei futuri pastori, un’ottantina circa per ogni sessione. La direzione è affidata a Miroslav Ivanoff-Klishnikoff, segretario dell’allora Unione battista russa. I pastori battisti sono liberi di muoversi dentro e fuori i confini nazionali, tanto che fino al 1928 circa 20 fra loro partecipano alla Conferenza dell’Alleanza battista mondiale a Toronto, in Canada.
A patire le persecuzioni in questi primi anni è la Chiesa ortodossa, simbolo degli antichi regimi. Fra il 1927 e il 1940 le chiese ortodosse passano da 29.584 a meno di 500 come ha raccontato nel suo articolo Luigi Sandri.
Le festività del Natale e della Pasqua vengono abolite, così come raduni e processioni. La propaganda martella da ogni possibile canale.
La svolta è datata 1928. Stalin è al potere da due anni, ha vinto il braccio di ferro con Trockij. La nazione vira decisa verso la burocratizzazione e un autoritarismo sempre più paranoide. L’insegnamento e il credo battista avevano nel mentre fatto breccia fra moltissimi operai e lavoratori, sfidando in qualche modo, magari inconsapevolmente, la supremazia dei soviet. Ora anche la chiesa battista aveva raggiunto numeri capaci di spaventare gli organismi centrali. E’ l’inizio di una campagna denigratoria prima, persecutoria poi.
Ecco che le società battiste di cucito vengono ora additate come “strumento per lo sfruttamento del lavoro femminile”, le riunioni di fedeli diventano assemblee per irretire i non credenti, l’insegnamento diventa una frode per soggiogare le masse. Ultimo ma non meno importante, i legami internazionali diventano il chiaro segnale delle trame messe in atto per minare le fondamenta dello Stato. La strada della deriva è segnata, gli ideali di uguaglianza e libertà dei rivoluzionari del 1917 sono un ricordo.
Pastori e amministratori battisti iniziano ad esser arrestati. L’8 aprile 1929 la Costituzione viene modificata, la libertà di coscienza diventa libertà di culto soggetta a “regolamenti specifici”. Il culto può ora avvenire solo in luoghi definiti, registrati dalla polizia. Tutte le attività economiche e culturali connesse sono bandite. La lettura del testo biblico è concessa, ma non in gruppo, al fine di evitare ogni possibile proselitismo. Le Scuole domenicali per i bambini vengono chiuse. I culti sono concessi, ma i partecipanti iniziano a patire discriminazioni di ogni sorta. I pastori non possono più recarsi nelle unioni sindacali dei lavoratori e perdono la razione quotidiana di pane, accordata ad ogni cittadino dell’immensa nazione. Studenti battisti vengono espulsi dalle scuole, la stampa e l’importazione della Bibbia vengono proibiti. Si susseguono anni di arresto, di confino in Siberia, per i trasgressori. La pressione si fa insopportabile, i luoghi di culto vengono requisiti per attività di partito.
Per la religione, l’oppio dei popoli, non c’è più spazio. Oltre mille luoghi di culto vengono chiusi nel corso del 1929. Le cose peggiorano, con l’apice delle tremende purghe fra il 1936 e il ‘38, fino al 1941 quando la guerra mondiale suggerisce di appoggiarsi ancora una volta ai pastori per tentare di dare sollievo ad una popolazione stremata da carestie e combattimenti eterni. Popolazione che non ha mai smesso di riunirsi e pregare, davanti alle tragedie del tremendo conflitto in corso e delle carestie.
Con la fine della guerra seguiranno di nuovo anni di grande difficoltà, fra arresti, deportazioni, ateismo di Stato. Le informazioni sono tratte per la maggior parte da un testo di Geoffrey Shakespeare “I Battisti di Russia” del 1931, figlio del segretario dell’Unione battista della Gran Bretagna e membro del parlamento britannico