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Sierra Leone. A più di un mese dalla frana

Per il Consiglio delle Chiese in Sierra Leone il rispetto e l’educazione ambientale sono due ambiti nei quali le chiese sono chiamate a impegnarsi a lungo termine

Un mese dopo i primi aiuti dati alle persone colpite dalle frane e dalle inondazioni gravi che hanno colpito la Sierra Leone a metà agosto, il Consiglio delle Chiese in Sierra Leone considera il rispetto e l’educazione ambientale due ambiti nei quali le chiese sono chiamate a impegnarsi a lungo termine.

Il Consiglio ha distribuito generi di prima necessità alle vittime provenienti in particolare dalle comunità di Pentagon e Kamayama. Il vescovo metodista John Yambasu, presidente del Consiglio, ha sottolineato che la distribuzione degli aiuti è stato un modo per le chiese di esprimere solidarietà ai sopravvissuti.

Anche Ebun James Dekam, segretaria generale del Consiglio, ha lodato il contributo delle organizzazioni religiose, aggiungendo che le sfide del cambiamento climatico e del degrado ambientale richiedono l’impegno a lungo termine delle chiese che in particolare, di concerto con il governo, sono chiamate a lavorare sul piano della prevenzione.

Dekam, citando la storia della creazione nel libro della Genesi, ha dichiarato: «È giunto il momento per gli abitanti della Sierra Leone di tornare alla Genesi. Dio ci renderà responsabili per la cura della terra e per il benessere della vita».

Secondo i risultati raccolti in un’indagine condotta dalla Banca mondiale sul disastro avvenuto a metà agosto, la deforestazione e la crescente urbanizzazione hanno minato la sostenibilità dell’ambiente. Secondo il rapporto, la scomparsa del circa 60% della foresta a nord della capitale Freetown in quattro decenni, ha contribuito a determinare la terribile frana avvenuta lo scorso 14 agosto.

Le persone colpite dal disastro sono state spostate in un campo a Juba dove rimarranno per i prossimi tre mesi in attesa di essere spostati in case permanenti.

Intanto il Consiglio delle Chiese sta fornendo anche consulenza e sostegno psicosociale ai sopravvissuti delle comunità di Pentagon e Kamayama. Il servizio, garantito da due pastori, continuerà anche dopo la fine del periodo di prima emergenza, ha dichiarato Dekam che ha ricordato che la gestione e il superamento dei traumi legati ad esperienze drammatiche vissute, richiederanno pazienza e tempi lunghi.

Immagine: di Phileas Jusu, UMNS

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