Cresce la produzione di grano nella Siria martoriata dalla guerra, segnale di una seppur lenta ripresa.
La Fao e il Wfp, le due agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di sicurezza alimentare, a maggio hanno visitato con una delegazione il paese, incrociando dati e testimonianze dirette raccolte sul campo, fra i produttori, i commercianti, i mugnai, nelle zone rurali così come nelle città. E due giorni fa a Roma hanno presentato un report dell’indagine svolta.
Emerge uno scenario in miglioramento: la produzione di grano è cresciuta del 12% rispetto al minimo storico toccato un anno fa, e oggi si assesta su un quantitativo annuo stimato di 1,8 milioni di tonnellate. Siamo però molto lontani dalla produzione media degli anni precedenti al 2011, prima dell’inizio del conflitto. Ciò comporta un rischio di insicurezza alimentare per almeno 6,9 milioni di persone, con altri 5,6 milioni ad un passo dal rientrare in questa tragica categoria.
Il miglioramento nella produzione è legato alle generali condizioni di sicurezza per la popolazione, in leggero progresso anch’esse. In questo modo seppur a singhiozzo alcune attività commerciali hanno potuto riprendere, e al contempo le organizzazioni umanitarie riescono con minori difficoltà ad accedere ad alcune aree del grade Stato medio orientale, e in questa mmaniera a prestare soccorso e ad avviare progetti di sicurezza alimentare laddove fino a poco fa non era possibile.
«Per alcune famiglie siriane si comincia a intravedere un piccolo barlume di luce», ha dichiarato in un comunicato stampa Adam Yao, rappresentante ad Interim della Fao in Siria. «Nonostante le sfide immense, l'agricoltura continua a fornire cibo al paese. Con l'evoluzione della situazione della sicurezza, si prevede che più agricoltori saranno in grado di tornare a coltivare la propria terra. Ora è il momento di rafforzare il nostro sostegno, poiché l'agricoltura è più importante che mai per i mezzi di sussistenza di molti siriani».
Gli fa eco Jakob Kern, Rappresentante e Country Director del WFP nel paese: «Il lieve miglioramento della disponibilità di cibo per la popolazione è promettente, ma i bisogni rimangono molti. Dobbiamo fare di più per fornire cibo alle famiglie colpite dalla crisi». Resta anche il nodo dei prezzi, con i generi di prima necessità che in alcune aree hanno subito un rincaro fino al 42%. Un salasso insostenibile per famiglie senza più lavoro né beni.
Anche le piogge hanno fatto la loro parte, contribuendo all’incremento produttivo in corso. Rimane però un’impresa reperire sementi e fertilizzanti, e molte infrastrutture, da quelle necessarie per l’irrigazione alle strade attraverso le quali spostare i pascoli sono distrutte.
Prove di ripresa, dunque, perché la Siria non si trasformi in un’enorme landa desolata.