Nel marzo 2015 la furia distruttiva dei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is) aveva devastato la facciata dell’antico monastero di San Giorgio, famosa per la sua particolare configurazione architettonica, con i mattoni e le aperture disposti in modo da disegnare una grande croce. Le croci che spiccavano sulla cupola e sul tetto del monastero erano state divelte dai jihadisti già mesi prima, analogamente a quanto era accaduto ad altre chiese sparse nei territori controllati dallo Stato Islamico.
Giorni fa, alcuni volontari musulmani della comunità presente nel quartiere di Al-Arabi a Mosul, dove si trova il Monastero, si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a ripulire alcuni ambienti interni e a ripristinare parte della chiesa lasciata in rovina dopo che le forze curde e alleate hanno cacciato lo Stato islamico dal distretto iracheno.
L’opera di ripristino è iniziata in risposta all’accusa fatta ai musulmani della comunità locale di aver preso di mira una famiglia cristiana.
Sulla bacheca del profilo Facebook «This is Christian Iraq», i musulmani hanno scritto: «A seguito di false voci diffuse su una famiglia cristiana che sarebbe stata terrorizzata dagli abitanti musulmani del quartiere Al Arabi a Mosul, giovani volontari musulmani di quel quartiere si sono diretti al monastero di San Giorgio per pulirlo e ripararlo, e per dimostrare che “Mosul è vostra, come è nostra” e che “le nostre differenze sono la nostra forza”».
Le foto postate su FB mostrano donne e uomini musulmani impegnati a ripulire la chiesa e a riordinare gli ambienti devastati.
A volte i gesti dicono molto più di mille parole: l’azione di solidarietà compiuta dai volontari musulmani ha senz’altro contributo a spegnere un focolaio di conflitto nel quartiere, e forse ha rappresentato un primo passo per ricostruire la fiducia tra cristiani e musulmani in vista di una ritrovata convivenza pacifica nella città di Mosul.