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La Cina è il primo Stato al mondo per numero di Bibbie vendute

Solo il 40% è destinato all’estero, il resto ad un mercato interno in grande espansione

Lo Stato ateo più grande del mondo è quello che stampa il maggior numero di Bibbie. Non è un paradosso, ma stiamo ovviamente parlando della Cina, nazione in cui tutto è amplificato da una popolazione che oramai supera il miliardo di individui. Ma a sorpresa, sulle oltre 12 milioni di copie all’anno edite dall’unica immensa tipografia autorizzata a stamparla, 600 dipendenti alle porte di Nanchino, solo il 40% sono destinate al mercato estero, mentre le restanti finiscono sparse sull’enorme territorio del dragone. Da quando negli anni ottanta del novecento si è fatta meno pesante la cappa che il partito comunista spandeva su ogni aspetto della vita pubblica e privata degli individui, gli allora pochi cristiani hanno potuto reclamare il proprio testo sacro, bandito dai tempi della rivoluzione culturale. In poco tempo si è passati dalle 50 mila copie ai 125 milioni di volumi complessivi in 25 anni di attività. I Cristiani in Cina sono circa 30 milioni secondo i dati ufficiali, ma secondo le chiese locali sarebbero almeno il doppio. La grande maggioranza è protestante, circa 25 milioni, e 5 milioni sono i cattolici. La Bibbia non si trova in vendita nelle librerie o in luoghi biblici, ma solamente nei luoghi di culto, per cui non è così semplice per un non fedele entrarne in possesso. Se dovesse continuare questa crescita di fedeli, nel giro di non molti anni i cristiani potrebbero superare addirittura gli iscritti al partito comunista. Forse a causa di questi timori si spiega la campagna che ha portato alla demolizione di molte chiese, ufficialmente per il non rispetto di vincoli urbanistici. In realtà dietro tutto ciò ci sarebbero le decisioni del governo centrale, preoccupato dalla diffusione del cristianesimo, soprattutto nelle campagne e nelle aree rurali più sperdute e quindi più difficilmente raggiungibili e controllabili da Pechino.

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