Rileggere il mondo alla luce di una parola «altra»
10 maggio 2017
Il «Premio svizzero per la predicazione» esteso per il 2017 anche all'ambito cattolico
Una «svolta» si annuncia nel campo della predicazione in Svizzera, e, in particolare, nella atipica competizione del «Premio svizzero della predicazione». La svolta, annunciata da Laurence Villoz sull’agenzia Protestinfo, consiste nell’estensione all’ambito cattolico della possibilità di partecipare alla competizione.
Lo spiega Anne Durrer, che all’interno della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera (Feps) si occupa proprio di questo settore: «L’arte della predicazione è profondamente cristiana, e per questo abbiamo deciso di aprire il “Premio 2017” a tutte le confessioni cristiane invece di limitarlo alle chiese membro della Federazione, come era stato nel caso della precedente edizione del 2015». E Simon Butticaz, professore di Teologia e membro della Giuria che valuta le predicazioni, aggiunge: «Questo fatto mette in evidenza che fra le diverse Chiese esiste un denominatore comune fondamentale che consiste nell’importanza di comunicare la Buona Novella. C’è un ecumenismo della parola che si gioca intorno alla proclamazione dell’Evangelo».
A questo punto – prosegue l’articolo di Protestinfo – «tutte le Chiese cristiane della Svizzera possono partecipare al Premio della predicazione 2017 inviando alla Feps i loro testi entro il 15 maggio». «Finora abbiamo ricevuto qualcosa come 140 predicazioni: una ventina di provenienza cattolica, cinque da altre chiese evangeliche, e le restanti da parte delle Chiese che fanno capo alla Feps – sottolinea Anne Durrer, che precisa anche il particolare «taglio» dato al concorso di quest’anno: «Le predicazioni dovranno vertere sul tema “Osare pensare, Poter agire, Voler credere”, motto del 500° anniversario della Riforma».
Quanto al senso che contraddistingue la predicazione, il prof. Butticaz ne dà a Protestinfo una definizione molto intrigante: «La predicazione nella tradizione cristiana ha come propria vocazione quella di farci vedere il mondo diversamente. Per me, una buona predicazione deve permettermi di “rileggermi”, alla luce di una parola “altra”, quella dell’Evangelo, e di trovare in quest’ultima un luogo di conforto e una sollecitazione che mi interpella». Quattro i criteri che saranno seguiti per valutare i sermoni sottoposti alla giuria: «Il rapporto con il testo biblico scelto; la capacità di attualizzare quella parola; la qualità letteraria; l’adattamento al contesto della comunicazione». Non si tratta in ogni caso, conclude Butticaz, di imitare altri generi di concorsi, magari televisivi, ma di «valorizzare un’arte millenaria che è centrale per la tradizione cristiana in generale, e per il protestantesimo in particolare».