La Chiesa evangelica in Germania chiede perdono per le stragi in Namibia
27 aprile 2017
Storica confessione di colpa della denominazione luterana di fronte al primo genocidio del XX secolo a danno delle popolazioni indigene della colonia africana
Con una confessione di colpa e una richiesta di perdono la Chiesa evangelica in Germania (Ekd, la principale denominazione luterana del paese) si è rivolta ai discendenti delle vittime di ciò che la maggior parte degli storici riferisce come il primo genocidio del XX secolo, quello a danno delle popolazioni indigene della Namibia da parte delle forze occupanti tedesche, che ha preso avvio a partire dal 1904. Dieci anni innanzi, se triste classifica bisogna fare, del genocidio armeno citato erroneamente due anni fa dal pontefice come il primo del ‘900, datato 1914. Dimenticata per troppo tempo, la strage delle genti Herero e Nama fatica ancora a trovare spazio adeguato nel pensiero degli storici nell’affollata agenda dei crimini terribili del secolo appena trascorso.
«Confessiamo oggi espressamente la nostra colpa verso il popolo namibiano e davanti a Dio - si legge nell’ampio documento intitolato “Perdona i nostri peccati (Matteo 6:12)”, che così prosegue-: Dal profondo dei nostri cuori chiediamo ai discendenti delle vittime e a tutti coloro che patirono per il ruolo coloniale della Germania il perdono per il male fatto e per il dolore subito».
Nel documento prodotto dal consiglio dell’Ekd, la chiesa protestante affronta le proprie responsabilità storiche davanti alle atrocità commesse nel paese africano fra il 1884 e il 1915 dalla potenza occupante, la Germania. Per quanto è noto fino ad oggi dalle fonti, si legge nel testo, è da escludere totalmente un ruolo attivo diretto da parte dei pastori luterani tedeschi inviati in Africa sud occidentale nelle uccisioni di massa, da molti considerate le prove generali dello sterminio nazista di pochi decenni dopo; tuttavia, attraverso la giustificazione teologica del potere imperiale e del dominio coloniale, condita da un profondo razzismo, essi hanno in qualche maniera preparato il terreno per la morte di migliaia di persone di diversi gruppi etnici. Il testo a tal proposito afferma: «Questo è un grande peccato che non può essere giustificato».
La vescova Petra Bosse-Huber, responsabile per i pastori all’estero dell’Ekd, ha così commentato la storica decisione della chiesa luterana: «In nessun modo la dichiarazione attuale cancellerà le ingiustizie subite. Tuttavia esprime l’obbligo e l’impegno duraturo dell’Ekd a unirsi ai discendenti delle vittime per tenere viva la memoria , per chiedere che il genocidio venga riconosciuto come tale (una dichiarazione in tal senso da parte del governo tedesco è attesa entro giugno, le trattative fra Germania e Namibia vanno avanti da anni Ndr) e per lavorare al superamento delle ingiustizie. Dobbiamo ricordare l’epoca coloniale, ma abbiamo anche bisogno di uno spirito di riconciliazione che puà alimentarsi soltanto se tutti i popoli coinvolgono si tenderanno la mano in segno di amicizia».
Con questa dichiarazione l’Ekd accoglie espressamente il percorso di negoziazione in corso fra i due governi al fine di stabilire sia le corrette formule per definire il massacro, sia gli eventuali riconoscimenti alle popolazioni coinvolte, in particolare di etnia Herero e Nama.
La richiesta di perdono è il risultato di un’ampia indagine, che ha preso avvio nel 2007 e si è conclusa nel 2015, di valutazione del ruolo della chiesa e delle società missionarie durante il periodo coloniale e nell’era dell’apartheid.
Il percorso ha radici ancora più profonde. Nel 1971 i rappresentanti della United Evangelical Mission(Uem) in Namibia ammisero di “aver spesso ceduto alla tentazione di cooperare con i governi di occupazione a spese dei nostri fratelli e sorelle indigeni”. I delegati Uem hanno ribadito tale confessione di colpa nel 1978 e nel 1990. Da allora il dialogo è continuato fino alle forti parole di oggi. A febbraio di quest’anno si è svolto in Namibia il primo incontro tra i rappresentanti di chiese evangeliche tedesche e namibiane volto alla commemorazione delle vittime del genocidio, mentre l’imminente Assemblea luterana mondiale aprirà i battenti il prossimo 10 maggio proprio a Windhoek, la capitale della Namibia, che per 10 giorni diventerà la capitale dell’intero panorama luterano mondiale. L’intero testo relativo alla dichiarazione di colpa è leggibile in inglese qui e in tedesco qui.