La Chiesa protestante di Francia prende posizione contro le derive estremiste
31 marzo 2017
In una lettera pubblica un monito contro astensionismo e voto di protesta alle imminenti elezioni
Una vittoria di Marine Le Pen alle elezioni sarebbe «una catastrofe, ma si tratta di uno scenario plausibile».
Questo il pensiero, e il relativo monito, lanciato dall’Epudf, la Chiesa protestante unita di Francia, al termine del proprio Consiglio nazionale riunitosi nei giorni scorsi. La principale denominazione protestante del paese, con oltre 250 mila membri di chiesa fra riformati e luterani, forza in questa maniera un tradizionale riserbo in tema di dibattito politico, esprimendo con chiarezza le proprie preoccupazioni.
«La Chiesa protestante unita si tiene solitamente ben distante da qualsiasi dibattito elettorale» scrive in un comunicato ufficiale il suo presidente il pastore Laurent Schlumberger, «ma in talune circostanze eccezionali non è possibile esimersi da una presa di posizione.
Senza che venga mai citato il nome della Le Pen o del suo partito, il testo dell’Epudf lancia l’allarme contro un doppio pericolo combinato, legato «da un lato all’astensione e dall’altro alla crescita dei discorsi nazionalisti e xenofobi dell’estrema destra».
Ricordando «i toni velenosi della campagna in corso» e il «desiderio di una sorta di punizione collettiva contro un’intera classe politica» il pastore Schlumberger mette in guardia contro i rischi di una «pericolosa avventura che potrebbe far tremare le fondamenta della Repubblica».
«Crediamo che le istituzioni politiche, sempre fallibili come tutti noi, hanno il compito di far crescere la fraternità, e di proteggerla. Piuttosto che lasciare che il disgusto, la rabbia e le paure ci blocchino in un atteggiamento di solo risentimento, dobbiamo avere il coraggio della fraternità verso tutti e la tenacia nel costruire una società più giusta».
Precisando che «le convinzioni e i pareri dell’Epudf non si impongono a nessuno» il testo si conclude con un appello al «coraggio della fraternità piuttosto che al blocco del dialogo dovuto a risentimenti reciproci».
Raggiunto dai microfoni del quotidiano d’oltralpe “La Croix” il pastore Schlumberger ha rivelato che «la scelta di esprimere un monito si è concretizzata nelle ultime settimane, di fronte alle notizie di un astensionismo che rischia di avere numeri da record». «Sentir parlare di abbandonare l’Unione europea, di porre in primo piano i discorsi nazionalisti vuol dire riconnettersi con una storia tragica, per il nostro paese e per il mondo intero. Certo le questioni come quella dell’immigrazione è complessa ed ogni sforzo per una reale integrazione è necessario. Ma rileviamo che quando l’approccio è serio e costruttivo i progetti di accoglienza stanno funzionando molto bene».
Schlumberger ammette di comprendere «il senso di umiliazione che spinge molte persone a disertare le urne o votare per forze estremiste. Lo spettacolo quotidiano di parole pubbliche dimenticate il giorno dopo essere state pronunciate ha deluso tutti noi, ma se i politici sono lo specchio del paese, abbiamo evidentemente i rappresentanti che ci meritiamo. Ciò che imputiamo a loro, spesso siamo noi i primi a compierlo».