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I media e la lotta all’antisemitismo, voci e scelte a confronto

A 85 anni dalla promulgazione delle leggi razziste da parte del fascismo, un seminario per giornalisti sul tema

A 85 anni dalla promulgazione delle leggi razziste da parte del fascismo, un seminario per giornalisti sul tema “Lotta all’antisemitismo nei media italiani” si è svolto il 20 giugno alla Casina dei Vallati a Roma, promosso dall’ambasciata d’Israele in Italia insieme a Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Fondazione Paolo Murialdi, Fondazione Museo della Shoah, Fondazione Cdec, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Comunità ebraica di Roma. Ne da notizia il sito Moked delle Comunità ebraiche italiane.

Il significato dell’antisemitismo sotto il regime fascista, le storie dei giornalisti ebrei espulsi dopo il ’38, l’antisemitismo oggi in Italia, le strategie per contrastarlo, un’analisi dell’antisemitismo nel sistema informativo tra gli argomenti affrontati nel corso del seminario, conclusosi con la firma della definizione di antisemitismo a cura dell’International Holocaust Remembrance Alliance.

Ad avviare i lavori, che hanno visto la partecipazione tra gli altri del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, un saluto anche da parte dell’ambasciatore d’Israele Alon Bar, del presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, del direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera, del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli e del presidente dell’Ordine regionale Guido D’Ubaldo, introdotti dalla giornalista Fiamma Nirenstein. «La cultura ebraica è parte integrante della cultura italiana. Praticare l’antisemitismo significa pertanto andare contro noi stessi”, la valutazione espressa dal ministro Sangiuliano. L’odio antiebraico, ha poi aggiunto, si presenta oggi “sia a destra che a sinistra».

«La speranza è di gettare nuova luce su questa forma di odio e trovare soluzioni concrete per contrastarla», l’auspicio dell’ambasciatore Bar. «La definizione dell’Ihra, in questo senso, ha un valore sia educativo che simbolico. È un’adesione non scontata: insieme infatti possiamo fare la differenza». La possibilità «di ampliare la platea» è un valore aggiunto anche per il presidente Venezia, che ha fatto gli onori di casa. E per Luzzatto Voghera, che ha richiamato «l’importante fonte di lavoro» costituita dall’archivio storico del pregiudizio contemporaneo del Cdec. «Le parole sono pietre» ha evidenziato Bartoli, confermando «il nostro impegno contro l’antisemitismo: siamo e saremo sempre in prima linea». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente regionale, soffermatosi su alcuni impegni assunti in questi anni.

A sviscerare i vari temi sono stati poi gli storici Amedeo Osti Guerrazzi ed Enrico Serventi Longhi, il ricercatore Stefano Gatti, il funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri Andrea Giovannelli, il capodelegazione dell’Italia all’Ihra Luigi Maccotta, il coordinatore dell’Unar Mattia Peradotto, i giornalisti Giovan Battista Brunori, Alessio Falconio, Raffaele Genah, Paolo Berizzi e Stefano Polli. A tirare le conclusioni dell’evento la presidente UCEI Noemi Di Segni, la responsabile dell’archivio storico della Comunità ebraica romana Silvia Haia Antonucci, il portavoce e consigliere politico dell’ambasciata israeliana Uri Zirinski e la giornalista Francesca Paci. Tra i temi trattati da Di Segni l’impegno dell’UCEI in quanto ente editore, con la diversa articolazione dei suoi prodotti informativi, mentre Antonucci ha sottolineato l’importanza del valore della «onestà» nel reperimento delle notizie e della loro condivisione e Paci ha rappresentato l’esigenza che la persecuzione fascista sia rappresentata senza infingimenti.

«L’Italia non è certo il peggior paese d’Europa in materia di antisemitismo», il pensiero di Zirinski. «Ciò detto, il problema esiste e lo si vede ogni giorno».