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Esporre le nostre preoccupazioni a Dio

Un giorno una parola – commento a Filippesi 4, 6

Ascolta la meditazione:

Ascolta "Un giorno una parola: 20 giugno" su Spreaker.


Il Signore ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica
Salmo 102, 17

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti
Filippesi 4, 6


“Non angustiatevi di nulla”, mēden merimnate. Ci ricorda l’esortazione di Gesù in Matteo 6, 25: "... non siate in ansia per la vostra vita...". Facile a dirsi! Di fronte a povertà, fame, ingiustizia e agli altri problemi dell’esistenza, per non parlare di depressione ed altri sintomi ansiogeni, è naturale tendenza umana essere ansiosi: lo è stato Gesù, lo è stato l’apostolo. Le parole cantate da Bob Marley “Don't worry, about a thing ‘Cause every little thing, gonna be all right...” non sempre danno sollievo. Indipendentemente dalle circostanze all’origine della nostra ansia, siamo ora esortati ad angustiarci “di nulla” espressione che esclude tutte le eccezioni e che ci interroga, vista la condizione carceraria dell’apostolo Paolo mentre scrive.
L’ansia potrebbe tradire una mancanza di fiducia nella cura di Dio per noi suoi figli? Non ne sono certo, soprattutto dal punto di vista medico. Le esortazioni pastorali non sono intese come legge, bensì come balsamo per la nostra anima irrequieta. Il risvolto positivo non sta nella nostra capacità illusoria di smettere di preoccuparci, bensì nell’invito a definire noi stessi e per noi stessi il bisogno e ad esplicitarlo davanti a Dio, nella forma di richieste, preghiere, suppliche – con gratitudine. Il Padre nostro celeste forse non “sa che avete bisogno di tutte queste cose”, come afferma Gesù? L’aiuto ci giunge lungo il canale della preghiera, attraverso cui scorre a doppio senso la fiducia e la grazia.
Nell’atto di esporre le nostre preoccupazioni a Dio, ecco che la sua pace, che trascende ogni comprensione, starà a guardia dei nostri cuori e delle nostre menti. Anche se ancora vulnerabili, abbiamo la certezza della cura di Dio, dal momento che “il Giorno di Cristo è vicino”.

Mi chiedo: fu forse questo il sentimento del Salmista, che tra gli atti liturgici della grande assemblea inserì le proprie angustie nel quadro più vasto dell’Alleanza e del creato? Pur riversando in misero stato di angoscia, oppresso dai nemici, schiacciato dall’ira di Dio, il Salmista (egli) sa che la preghiera sarà ascoltata, la supplica non sarà disprezzata. Amen.

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